Mostra d’Oltremare, al via la seconda edizione della fiera: Napoli incontra il Mondo 2018

Settembre, nei giorni 14-15-16, presso la Mostra D’Oltremare di Napoli, al via la seconda edizione della manifestazione: Napoli incontra il Mondo. Musica, cultura, folklore ed gastronomia di diversi continenti accoglieranno i tanti napoletani, turisti regionali e stranieri che visiteranno i padiglioni. Tra Bazar, stand commerciali, gastronomia tipica, cerimonie tradizionali, spettacoli folkloristici, medicine naturali, concerti, danze e arti marziali si alterneranno nelle numerose aree tematiche dedicate ai vari paesi in un ininterrotto e seducente avvicendarsi di show, incontri, seminari ed esibizioni. La manifestazione presentata alla stampa, nella Sala Giunta di Palazzo San Giacomo, Napoli, da Francesca Lombardi, moderatrice e presentatrice degli interventi dell’Assessore al Bilancio ed alla Produttività Enrico Panini; della Presidente della Mostra d’Oltremare di Napoli Antonella Chiodo e di Francesca Bertolini con Michele Panfietti del comitato organizzatore.   Continua a leggere

“Il Cantante” di Carmela De Lucia: quando l’icona della bellezza è maschile


Al concorso “Arte” il “Cantante“, opera dell’artista napoletana Carmela De Lucia, non ha potuto raggiungere il numero sufficiente di preferenze per essere ammessa tra le finaliste, ma non è passata inosservata e quindi potrà partecipare in un altra sezione del concorso.

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“Premio Ambasciatore del Sorriso 2018” e “I Percorsi d’arte”, Angelo Iannelli

Davide Guida

 

 

Due eventi in uno per Angelo Iannelli: in primis la V° Edizione del Premio Internazionale Ambasciatore del Sorriso, quest’anno dedicato al grande Eduardo de Filippo, organizzato dalla Associazione Vesuvius in collaborazione con l’assessorato cultura e turismo di Napoli guidato da Nino Daniele. Continua a leggere

L’Associazione Nazionale Professionisti Reti d’Imprese in Convegno a Napoli

Il bando per l’implementazione di prodotti e servizi nell’industria della cultura e del turismo di Regione Campania, pubblicato con decreto dirigenziale n. 164 del 31 luglio 2018, oltre a stimolare le iniziative promosse dalle imprese aggregate (consorzi, contratti di rete, ecc.), incentiva la nascita di nuove imprese  nei settori dell’industria culturale, dello spettacolo e delle arti visive, del cinema, della moda, design, intrattenimento culturale e turismo sul territorio regionale.

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Seminario di studi, ODC Napoli Nord

L’Incompiuta di Venosa, una chiesa a cielo aperto.

I napoletani, spesso, sono “toscanofili”. Se chiedete ad essi dove si trova e se hanno mai visitato l’Abbazia di San Galgano, in provincia di Siena, quasi sicuramente sapranno rispondervi affermativamente, dandovi tutte le indicazioni per rintracciarla e per recarvisi.

Ma se gli chiedete se conoscono l’Incompiuta di Venosa, nel cuore della Basilicata, cioè nella pancia dell’ex Regno delle Due Sicilie, del quale Napoli fu capitale, nella città che diede i natali al poeta latino Orazio Quinto Flacco, cadranno dalle nuvole e vi confesseranno candidamente la loro ignoranza. Continua a leggere

Come si sceglie una buona pasta?

Cosa è bene controllare di una pasta quando si sceglie di acquistarla?

A cura della dottoressa Silvana Di Martino

La Pasta di semola di grano duro è più pregiata di quella prodotta con quello semolato. Quest’ultimo, è ottenuto dopo l’estrazione della semola. Cosa conviene tener presente per valutare quanto sia buona una marca di pasta?

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Al via la 53esima Edizione della gara Capri-Napoli

Domenica 9 Settembre il via alla 53esima edizione della Capri-Napoli

E’ stata presentata a Palazzo San Giacomo, con la partecipazione di ospiti importanti, la 53esima edizione della famosa gara di nuoto in mare “Capri-Napoli, premio FARMACOSMO”. La gara, anche quest’anno, vedrà la partecipazione di atleti provenienti da tutto il mondo che si sfideranno nelle acque tirreniche tra il piccolo golfo di Capri e quello di Napoli: il meglio del nuoto in acque libere composto da 105 atleti partecipanti di cui 23 professionisti. La Maratona del Golfo di Napoli è stata presentata alla presenza, tra gli altri, dell’assessore allo Sport del Comune di Napoli Ciro Borriello, del dott. Fabio De Concilio di Farmacosmo; del Presidente CONI Campania Sergio Roncelli, del Presidente FIN Campania Paolo Trapanese; della guida tecnica delle Fiamme Oro Napoli Luca Piscopo e del Presidente del comitato organizzatore Luciano Cotena.

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Rivisondoli, Passeggiando nel Borgo, al via la prima edizione

Big Mountain vi aspetta domenica 15 settembre prossimo alle 10:00 presso Piazzale Michelangelo a Rivisondoli. Da qui prenderà il via la prima edizione di  con la collaborazione del gruppo Alpini locale e il patrocinio del Comune di Rivisondoli. Sarà una passeggiata enogastronomica adatta a tutti, alla scoperta di vicoli e scorci caratteristici del bellissimo borgo dell’Altopiano delle Cinque Miglia.
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Pozzuoli, Premio Civitas 2018

Paolo Lubrano Produttore Premio Civitas 

Nella vita ciò che conta sono i fatti, le parole trovano il tempo che trovano. Non a caso un detto napoletano recita ‘a vocca è nu bell strumento,intendendo che tutti possono farne uso, ma poi saranno i fatti a determinare la serietà e la qualità delle persone.

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“Notte in Note” a Scalea

di Elisabetta Mercadante, attrice ed insegnante di dizione, tragedia greca e psicotecnica teatrale

 

Talenti campani sui palcoscenici calabresi per l’evento “notte in note”

 

Nelle serate del 18 e 19 agosto la nota località balneare di Scalea, nella spettacolare cornice del centro storico, e’ stata animata dalla sesta edizione dell’evento canoro “Notte in Note”. Patrocinato dall’Assessorato alla cultura del Comune di Scalea, con Raffaele Santoro come Direttore Artistico, l’evento ha riscosso molto successo tra il pubblico, non solo calabrese, in quanto teso alla valorizzazione dei giovani talenti. Continua a leggere

Olio extravergine d’oliva un “grande patrimonio italiano”

Dottoressa Silvana Di Martino
www.nutrizioneebenessere.napoli.it

 

Nell’olio extra vergine d’oliva i componenti benefici per la salute sono i polifenoli, che danno il sapore caratteristico all’olio, polifenoli sono una famiglia di composti chimici fortemente rivalutati perchè:
– antiossidanti, quindi combattono i “radicali liberi” dell’organismo in grado di attivare forme tumorali e altre malattie;
– riducono il colesterolo cattivo (LDL) in circolazione nel sangue, che così rimane più scorrevole e con meno rischi di infarti,infatti l’olio d’oliva non contiene assolutamente colesterolo e  l’acido oleico ha la proprietà non solo di ridurre il livello del colesterolo cattivo, ma anche di alzare quello del colesterolo buono. 
Inoltre, rende l’olio extra vergine d’oliva più assimilabile facilitando anche il trasporto delle vitamine in esso contenute.l’attività antiossidante dei fenoli nei confronti delle Ldl, di inibizione della formazione dei trombi, di antinfiammazione e di capacità di aumento della sintassi dell’ossido nitrico, con azione vasodilatrice, oltre che di diminuzione dei radicali liberi, ed inoltre se usato costantemente e nelle giusti dosi, può evitare l’assunzione di farmaci nell’iperteso.

Nutrizione&Benessere a tavola

Ingredienti :

branzino, indivia scarola, olio extra vergine di oliva dop, capperi, aglio, pistacchi pinoli e pomodorini ciliegino.

Procedimento:

Preparazione  e cottura

Eviscerare il branzino, sfilettare, spinare ed eliminare la pelle avendo cura di sciacquare bene sotto acqua corrente. Lavare la scarola e asciugarla accuratamente .Preparare un trito di pistacchi. Portare la scarola in cottura, facendola appena stufare aggiungendo successivamente olio extravergine di oliva, pinoli tostati, capperi dissalati, aglio e olive nere denocciolate. In una teglia adagiare il filetto di branzino arrotolato nel trito di pistacchi e insaporire con olio extravergine di oliva e sale,infornare a 180˚c per circa 8 minuti a cottura mista. Aggiungere qualche pomodorino,e naturalmente utilizzare “olio extravergine di oliva” .

L’inquinamento ambientale e le conseguenze sulla catena alimentare “La Terra dei Fuochi”

Dottoressa Silvana Di Martino
www.nutrizioneebenessere.napoli.it

 

Questa settimana ci occuperemo di impatto ambientale sull’alimentazione. In questi ultimi giorni è balzato di nuovo l’argomento “mai chiuso” sulla terra dei fuochi, e le sue conseguenze sull’alimentazione e la prevenzione. In particolare sull’inquinamento ambientale e le sue implicazioni sulla catena alimentare,che ha non poco preoccupato l’opinione pubblica, ed in particolare  l’esposizione ai cancerogeni.

La contaminazione dell’aria, delle acque e del suolo con sostanze e materiali dannosi per l’ambiente e per la salute degli esseri umani, capaci di interferire con i naturali meccanismi di funzionamento degli ecosistemi può compromettere seriamente,la qualità della vita.

I contaminanti possono rappresentare un grave rischio per la salute umana e animale.

 

 

 

Osvaldo Petricciuolo museo a Raggiolo

Vincenzo Giarritiello Scrittore e blogger

 

 

Pittore, scultore, scenografo, baritono, regista lirico, professore di scenografia, il 9 agosto di quest’anno Osvaldo Petricciuolo avrebbe compiuto ottantotto anni. Per celebrarne la memoria, abbiamo intervistato nella Casa d’arte/museo allestita dall’artista a Raggiolo, in provincia d’Arezzo, la figlia del maestro, Brunilde Petricciuolo.

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Fresco veloce gustoso

 

 

Francesco Pucci  Chef

 

In estate freschezza e velocità di esecuzione sono fondamentali, per continuare a godere delle giornate in relax.
Vi propongo Doppio crudo, di zucchine e seppia

 

 

 

 

 

 

 

col suo “sciurillo” fritto e il suo pesto.
Tagliamo a spaghetti le zucchine, le scottiamo in acqua calda per 30 secondi e poi raffreddiamo in acqua fredda, scoliamo e mettiamo a marinare con timo, uno spicchio d’aglio schiacciato in camicia, una macinata di pepe di Sichuan e olio extravergine di oliva Evo. Riponiamo il tutto in frigorifero. Prendiamo le seppie le puliamo e le tagliamo a listarelle sottili e le mariniamo con olio extravergine di oliva evo, zeste di limone e un po del suo succo. Riponiamo in frigorifero.

Prendiamo un po di “sciurilli” e li tagliamo a coltello assieme a un pomodoro secco e qualche cappero. Uniamo un po di olio extravergine di oliva Evo  zeste di limone ed il nostro pesto e pronto.

Riscaldiamo dell’olio di semi di arichidi in un pentolino.

Creiamo una pastella con farina di riso e acqua. Prendiamo un contenitore ed inseriamo 2 cucchiai di farina di riso, aggiungiamo gradualmente l’acqua miscelando con una frusta. Aggiungiamo acqua fino a quando sul cucchiaio non si crea una leggera patina. Controlliamo l’olio inserendo uno stuzzicadenti, l’olio sarà pronto quando appena inserito attorno ad esso si creeranno subito delle bollicine.

Immergiamo il nostro “sciurillo” nella pastella e friggiamo. Appena cotto lo mettiamo a scolare su un po di carta assorbente, saliamo e pepiamo.

Prendiamo le zucchine e la seppia marinata e le mescoliamo insieme, scoliamo e aggiustiamo di sale.

Diamo la forma più gradita e poniamo su essi una piccola quenelle di pesto di “sciurilli” e il nostro “sciurillo” crottante

Il Preservativo, questo sconosciuto

Dott. Manlio Converti   psichiatra
Gli studi statistici sono chiari. E’ il sesso, soprattutto tra adolescenti, ad essere la prima causa di malattie sessualmente trasmissibili (MST) e di gravidanze indesiderate (GI). Eppure nessuno si muove d’estate per garantire la gratuità del Preservativo nei luoghi di vacanza e di divertimento! Si è tenuta da poco la conferenza mondiale sull’HIV a Ginevra presso l’OMS, per ribadire i rischi della mancata profilassi ed il rischio di dimenticare il sostegno specifico per i gruppi sociali a maggior rischio:

1) persone che fanno uso di droghe (perché fanno perdere il controllo e le persone che usano droghe non usano quasi mai il preservativo);

2) persone transgender da uomo a donna (MtF) (il dato assoluto è molto alto anche perché la maggioranza di loro si prostituisce fin da minorenne perché abbandonate dai genitori);

3) prostitute (incluso le prostitute MtF ed i prostituti, omosessuali ed eterosessuali);

4) uomini che fanno sesso con altri uomini (MSM, sigla assurda che include le persone che fanno sesso con MtF, talvolta le stesse persone MtF, omosessuali e bisessuali);

5) prigionieri (perché non è un luogo comune che ci siano stupri e sesso non protetto nelle prigioni maschili e gli studi scientifici sulle MST ed HIV nelle carceri esistono dagli anni novanta, ma il Ministero della Giustizia vieta ogni iniziativa nel merito).
Questi problemi si riversano identici per tutte le MST, ovviamente, ma siccome parliamo di persone emarginate noi, anche in Italia, non facciamo quasi niente per proteggerle.

Non c’è invece sufficiente informazione rispetto alla questione della prevenzione di GI perché la riproduzione è un totem e l’interruzione di gravidanza un tabù. In realtà è proprio la diffusione dei mezzi di contraccezione, soprattutto il Preservativo, a garantire la riduzione progressiva delle GI.
Facciamo chiarezza:
1) la pillola anticoncezionale costituisce comunque un rischio per la donna, perché non protegge da MST e per i possibili effetti collaterali;
2) gli altri strumenti meccanici, hanno ura capacità anticoncezionale sempre minore alla pillola ed al preservativo e nessuna protezione per le MST;

3) evitare di fare sesso durante le mestruazioni, il metodo Ogino Knauss o l’interruzione del rapporto prima dell’ejaculazione completa, non proteggono da MST ma soprattutto sono la causa forse della maggioranza delle nascite e delle GI nel mondo.

4) Solo il preservativo (anche quello femminile, che però si trova raramente in commercio) è sicuro per MST e GI, ed è privo di effetti collaterali (tranne il caso di rare allergie per le quali è possibile usare dei preservativi anallergici, più costosi e raramente in commercio).

5) La pillola, anzi ormai LE pillole, del giorno o dei pochi giorni dopo, NON SONO pillole abortive ma sono pillole anticoncezionali, il cui sporadico uso è sicuro, a patto di renderle facilmente reperibili. Non possono essere usate, invece, dopo ogni rapporto, perché diventano inefficaci, dato il loro meccanismo d’azione (causare mestruazioni e far espellere l’ovulo prima ancora che sia raggiunto dallo sperma).

6) Le Metanalisi internazionali dimostrano che da adolescenti le ragazze che poi si identificheranno come lesbiche e bisessuali hanno un maggior rischio di uscire in cinta ed in proporzione un maggior rischio di GI. Entrambi i rischi crollano quando si emancipa la loro omosessualità: le gravidanze infatti diventano rare ma tutte desiderate.Non è causa di GI nè di MST la completa astensione dal sesso. Purtroppo, tranne che nel caso di persone effettivamente Asessuali, anche le persone che non hanno effettivamente la possibilità di fare sesso soffrono della mancata possibilità di relazione fisica ed affettiva. Le conseguenze vanno dalla nevrosi alla depressione, oltre che all’esacerbazione di eventuali disturbi del comportamento, incluso il comportamento antisociale. Quest’ultimo concetto è molto scivoloso purtroppo.La sessualità di donne eterosessuali e persone LGBT infatti è di solito negata. Siccome è’ inaccettabile il comportamento pedofilo e lo stupro su uomini, donne e transessuali, parlare di esacerbazione del comportamento antisociale in assenza di possibilità di relazioni sessuali ed affettiva, sembra giustificare questi comportamenti violenti. Questi due sono i limiti estremi del nostro discurso sul Preservativo e sul sesso. Paradossalmente incoraggiare la sessualità di donne eterosessuali e persone LGBT, esattamente come si incoraggia quella dei maschi eterosessuali, migliorerebbe la loro vita e la loro Salute Mentale. Al contrario nessuno intende incoraggiare la pedofilia o lo stupro, ma si devono ancora capire quali sono i meccanismi antisociali che intervengono e lavorare sulla Prevenzione. Paradossalmente, il rischio è quello di aumentare il loro comportamento antisociale. Sappiamo dalla sessualità delle persone transessuali che la castrazione chimica o fisica non serve. In alcuni casi sembra che la riduzione del testosterone (il 90% ma non la totalità di pedofili e stupratori sono maschi eterosessuali) ottenga un risultato sulla riduzione della loro aggressività. Il rischio è quello di far spostare la violenza su modalità più pericolose per le vittime (uso di oggetti o armi). Sarebbe riduzione del rischio garantire anche ai violenti dei preservativi gratuiti? Infine esistono i rapporti completi o parziali in cavità non idonee alla riproduzione (ano e bocca). Al di là dei tabù esistenti l’ano è un organo genitale esattamente come la vagina e la bocca in tutti gli esseri umani:

1) Nelle donne perché i corpi cavernosi sono più estesi e larghi dietro,
2) Nei maschi (tutti i maschi, incluso gli eterosessuali), perché la prostata ha tutte le necessarie terminazioni nervose.
Ovviamente il sesso anale ed orale funziona piacevolmente come quello vaginale, per rapporti omosessuali o eterosessuali, solo se non intercorre violenza e solo se lo stimolo parte da chi effettivamente desideriamo.

L’uso del preservativo di spessore normale per i rapporti anali è abbastanza logico, ma purtroppo sono proprio le persone MSM a non farne uso ed è questo fenomeno, sommato alla maggiore promiscuità, a causare un picco di MST nella minoranza omosessuale, bisessuale e transgender, uguale o superiore alla maggioranza eterosessuale. Inoltre in Italia ancora non esiste la gratuità nè l’obbligo di vaccino contro l’HPV (Gardasil 9) per gli adolescenti maschi, a maggior rischio relativo delle persone MSM.
Siamo alla Frutta!
L’uso dei Preservativi alla Frutta per il sesso orale è di raro riscontro. Eppure la localizzazione di MST e di cancro orale da HPV è in numero sufficiente da consigliarlo vivamente a tutti e tutte le adolescenti, soprattutto a chi si prostituisce oppure ha relazioni promiscue.

Scapoli e zampogna

Pasquale Nusco, cultore della materia Pizza

 

 

Scapoli è un grazioso paesino molisano della provincia di Isernia, situato a 600m di altezza, ai piedi delle Mainarde, e conta 666 abitanti.
È noto, agli appassionati di aerofoni (gli aerofoni sono gli strumenti musicali a fiato), per essere la capitale italiana della zampogna. Infatti, qui le zampogne non solo si suonano, ma si fabbricano anche, nei laboratori artigianali dove abilissimi “maestri d’arte”, veri e propri ingegneri degli utriculus (“utriculus” è il nome latino delle zampogne e significa letteralmente “otri”; infatti, la camera d’aria, in pelle di capra o di pecora, di una zampogna è una sacca, cioè un’otre).
A Scapoli, la cultura della zampogna è talmente radicata che la vita sociale ed economica del paese ruota intorno al Circolo della Zampogna, alla Mostra Permanente della Zampogna e al Museo della Zampogna, oltre che ai predetti laboratori artigianali; e si potrebbe dire, scherzosamente, che i bambini imparino a dire “zampogna” prima di dire mamma.
Il clou si raggiunge, ogni anno, nell’ultimo sabato e nell’ultima domenica di luglio, quando viene allestito e realizzato il Festival Internazionale della Zampogna.
È una festa bellissima, che coinvolge tutto il paese, nel corso della quale vengono eseguiti incontri e concerti che hanno per protagonisti zampogne, ciaramelle, cornamusa e aerofoni etnici di ogni tipo e di ogni provenienza. Non è difficile incontrare e ascoltare, nel corso della due giorni del Festival, suonatori scozzesi, galiziani , andalusi, andini, ecc., nonché quelli provenienti dalle altre regioni italiane che coltivano la tradizione del suono della zampogna.
Ma l’evento più bello è quello che si concretizza la domenica mattina, quando tutti gli appassionati, dilettanti e non, si esibiscono per le stradine del paese, realizzando una kermesse denominata “Suoni in libertà”, alla quale possono partecipare tutti, ma proprio tutti, anche accompagnando i suoni delle zampogne e delle ciaramelle con nacchere, tammorre e triccheballacche.
L’ edizione di quest’anno del Festival della Zampogna di Scapoli, la 42^, si è tenuta sabato 28 e domenica 29 luglio. L’ appuntamento è per l’anno prossimo. Ma si può venire a Scapoli durante tutto l’ anno, sia per visitare il paese (notevole il Cammino di Ronda che abbraccia il centro storico e sorveglia la vallata), sia per visitare la Mostra Permanente e il Museo della Zampogna, sia per degustare i Ravioloni di Scapoli, veri e propri fagottoni farciti con biete, salsiccia, formaggi, ricotta dura e patate.

Percorsi flegrei, Malazè

 Rosario Mattera 
Giunta alla 13° edizioni è uno degli eventi di punta dei campi flegrei. Rosario Mattera, fondatore e Presidente di Malazè, intervista.
D: che significa Malazè?
R: La parola è di derivazione araba e indica il magazzino dei pescatori. Di sicuro è una distorsione dialettale che dalla Sicilia si è modificata, man mano che si risale il continente, almeno fino a Pozzuoli. Grazie per la domanda perché molti ritengono Malazè un acronimo o un gioco di parole.
D: Rosario, molti anni fa ti sei inventato Malazè, da dove nasce il progetto?Risposta: L’edizione di quest’anno sarà la tredicesima, un bel viaggio. Diciamo subito che Malazè ha una mamma che lo ha generato, l’Associazione Campi Flegrei a Tavola. L’associazione nacque con l’intento di mettere a sistema e generare una forma di economia attraverso quello che io ritenevo e ritengo fosse uno dei giacimenti economici di questo territorio, ovvero l’enogastronomia. Soprattutto all’epoca che fondammo l’associazione, reputavo la gastronomia il grimaldello per far sviluppare economie in crisi o in via di estinzione, soprattutto la pesca e la piccola agricoltura che sono molto residuali per motivi diversi: la piccola pesca è andata a finire per scelte scellerate della comunità europea; l’agricoltura, ahimè, è andata a sua volta a esaurirsi in quanto abbiamo consumato tutto il terreno a nostra disposizione. Un po’ a causa degli eventi legati al bradisismo. Molto per via della speculazione edilizia che ha letteralmente violentato il territorio. Da qui l’idea di dare vita a un sistema per far sì che il ristorante potesse dare ancora linfa al piccolo produttore, non esistendo più giustificazioni affinché si facesse agricoltura. L’idea era quella di sostenere queste piccole aziende agricole che magari c’hanno ancora un piccolo numero di galline, un po’ d’uva, un po’ di ortaggi caratteristici del territorio. Poiché nel tempo le cose si evolvono, ed essendo questo un progetto che io ho sempre ritenuto work in progress, da lì poi è nata l’idea di Malazè.  Anzi, più che un’idea, un vero e proprio moto di ribellione nei confronti di chi millantava nel mondo il nome dei campi flegrei, da sempre oggetto di predazione,  per fare business. Nel senso che qualsiasi soggetto veniva da queste parti, in nome e per conto dei campi flegrei, si sentiva in diritto di presentare qualsiasi evento gastronomico organizzasse con l’appellativo “la cucina flegrea nel mondo”, seppure i piatti presentati non avessero niente da spartire con la tradizione flegrea. Viceversa noi ci preoccupavamo di recuperare le vecchie ricette, essendo consapevoli che la vera tradizione culinaria flegrea era tutt’altra cosa rispetto a quella presentata sui banchetti cui partecipavamo anche noi come associazione. E siccome non c’era nessun baluardo a tali ambiguità, tipo una forte rete di associazionismo, che tuttora manca sul territorio, o comunque qualcosa che rappresentasse e tutelasse il territorio da sempre terra di conquista, ecco l’idea di Malazè!
D: Rosario professionalmente hai legami con il settore della gastronomia?
R: Nessuno! Io arrivo a questo traguardo da grande appassionato. Sono sommelier e degustatore di olio.
D: Quindi un legame comunque  c’è, seppur labile…
R: Il legame c’è nel senso che io sono sempre stato amante della gastronomia, mi sono sempre piaciute le ricette. Anche se cucino in maniera amatoriale, sto dietro ai fornelli da che avevo l’età di quindici anni. Mamma non sapeva cucinare il pesce, in quanto di origine contadina. A me invece piaceva molto il pesce, e considerando che papà, in contrapposizione a mamma, era un isolano, dunque un uomo di mare, mi dissi che dovevo imparare a cucinare il pesce come meritava, anziché limitarmi a cuocerlo con il pomodoro come faceva mamma. Per cui  iniziai ad alimentare la passione della cucina, coltivandola in maniera scrupolosa fino a raffinarla. E poi ho fatto un lungo percorso di osservazione,come penso debbano fare un po’ tutti coloro che decidono da fare il cuoco o comunque di avvicinarsi alla cucina. Prima di fare ciò, ho girato l’Italia anche attraverso tour operator e altre associazioni. Mi sono trovato invitato più volte in consorzi all’estero attraverso canali cui ho avuto la fortuna di avvicinarmi. E alla fine di ognuno di questi viaggi, ogni volta che tornavo a casa, mi guardavo allo specchio chiedendomi, “mò che faccio?”. E la prima cosa che mi venne in mente fu di organizzare un evento enogastronomico sul Rione Terra.
D: Perché il Rione Terra?
R: Molti degli eventi cui partecipavo si svolgevano in Toscana, precisamente nei castelli. A esempio mi ricordo una manifestazione che si chiamava “Amiata a tavola” , qualcosa di incredibile. Oppure feste che si svolgevano tra Arcidosso e Castel del Piano, e chi più ne ha più ne metta. Durante questi spostamenti, guardandomi intorno, pensavo a come sarebbe stato bello organizzare un evento del genere sul Rione Terra. Questa cosa riuscii a realizzarla nel 2003 con Le domeniche di Repubblica: demmo vita a  un evento bellissimo in cui coinvolgemmo una serie di operatori del settore gastronomico. E da qui venne poi quasi naturale organizzare Malazè che personalmente non considero un evento bensì un personale impegno civile nei confronti del territorio.D: A proposito della riscoperta dei prodotti tipici del territorio flegreo, è noto che ti sei molto adoperato per la riscoperta e salvaguardia della chichierchia flegrea.
R: Incominciamo col dire che il nome corretto è cicerchia, chichierchia è in dialetto. Il territorio flegreo è  famoso per la sua biodiversità. Molti non sanno che la cicerchia dei campi flegrei, in particolare quella di Bacoli, risalirebbe a circa duemila anni fa. A ciò è stato possibile risalire sottoponendo il germoplasma del legume all’esame della banca del seme, da cui si è rivelato che tuttora, il seme dell’odierna cicerchia, malgrado l’imbastardimento avvenuto nel corso delle epoche, ha ancora un residuato originario risalente a duemila anni fa, ovvero al periodo degli antichi romani. Non è fantastico? Inoltre  la necessità di salvaguardarla non è solamente legata all’aspetto squisitamente storico/scientifico, ma vi è anche un che di opportunistico. Mi spiego: diversamente dal territorio vesuviano, questa terra non ha elementi produttivi che la contraddistinguono. A esempio il Vesuvio ci ha l’albicocca, il pomodoro del piennolo che nascono solo lì e sono tutelati come prodotti tipici del territorio da tutta una serie di enti e associazioni. Anche qui nei campi flegrei ci sono prodotti tipicamente autoctoni come il pomodorino cannellino. Ma solo adesso, dopo anni e anni di nostre battaglie per la sua difesa, si è fondata un’associazione a tutela del prodotto che non escludo possa trasformarsi addirittura in un consorzio. La cicerchia dei campi flegrei ufficialmente nasce sedici/diciassette anni fa, appunto grazie al mio interessamento, tanto che alcuni la identificano come la cicerchia di Rosario Mattera;  anche perché a ogni manifestazione gastronomica cui ci presentavamo, uscivamo con questo grosso tegame colmo di cicerchia tanto che dopo due/tre anni dalla prima apparizione, della cicerchia dei campi flegrei ne parlò addirittura una rivista americana. La nostra necessità era quella di trovare un elemento gastronomico che contraddistinguesse in maniera indiscutibile i campi flegrei. E la cicerchia ci sembrò il giusto emblema. Considera che inizialmente la si produceva in piccole quantità che non superavano i 50/60 kg. Insistendo, nel tempo la cicerchia è entrata far parte della comunità del cibo, seppure i suoi costi, almeno a livello di produzione artigianale, sfiorano i 10 euro al kg in quanto, essendo un legume molto piccolo, la sue resa non vale il tempo e l’impegno richiesto dalla sua coltivazione. So bene che oggi se ti rechi in un qualsiasi centro commerciale, puoi trovare una scatola di legumi a 2/3 euro. Il problema è che di quel prodotto non conosci l’esatta provenienza. Probabilmente viene dal Sudamerica. Per cui non mangi un prodotto tipico del tuo territorio. La cicerchia, proprio in virtù della propria piccolezza e difficoltà che ne deriva dal coltivarla e pulirla,  non consente una produzione industriale. O almeno non la consentiva fino a due anni fa, quando nel salernitano non si è installato un laboratorio che la pulisce in maniera industriale per cui il produttore porta i sacchi di cicerchia lì per farle sgusciare. Ergo, se vuoi mangiare la cicerchia dei campi flegrei, devi venire per forza da queste parti. Punto!
D: Malgrado la denunciata difficoltà nel riuscire a creare una rete associativa nei campi flegrei, oggi esiste una  realtà di livello internazionale, Malazè, quale il suo percorso?
R: In primo luogo la massima trasparenza: vista dall’esterno Malazè può sembrare una realtà che muove, e soprattutto fa incassare a chi lo organizza, chissà quanti soldi. Niente di tutto ciò. Seppure non ho mai negato che se un giorno Malazè dovesse rivelarsi per me fonte di reddito, non me ne vergognerei. Altro elemento di successo, il basso budget di investimento. Vista dall’esterno, l’organizzazione di Malazè viene reputata  come un qualcosa di mastodontico, la cui spesa realizzativa chissà a quanto ammonta.  Per realizzare Malazè vengono spesi non più di 10 mila euro; chi vi partecipa, non deve pagare nulla; ma sa benissimo che, mettendo a disposizione la propria realtà imprenditoriale, ne riceverà in cambio notevole visibilità. A scanso di equivoci, ci tengo a precisare che Malazè mi appartiene. Nel senso che il marchio è registrato a nome mio; io ne sono il presidente e io ho l’ultima parola in qualunque decisione si deve prendere, seppure mi piace confrontarmi con i miei collaboratori. Questo mi consente di non dover dare conto a nessuno per ciò che devo fare, solo a me stesso, sia nel bene che nel male. Non nego che in questo modo mi sono fatto qualche nemico. Ma così ho tutelato Malazè da eventuali speculatori e forse, proprio per questo motivo, siamo arrivati alla tredicesima edizione che si svolgerà dal 15 al 25 settembre prossimo,  non più sull’intero territorio bensì in tre distinte location: Castello di Baia, Rione Terra, cratere degli Astroni. Decisione presa di comune accordo con Fabio Borghese, l’altra spina forte di Malazè, fondatore e direttore di CREATIVITAS – CREATIVE ECONOMY LAB, dopo aver ponderato tutta una serie di questioni organizzative che per un momento mi avevano addirittura convinto a non continuare con Malazè per dare vita a un nuovo progetto di cui non voglio parlare, essendo evaporato. E meglio è stato perché mi stava rubando solo energie psichiche alla realizzazione della nuova edizione di Malazè.
D: malgrado molti siti archeologici dei campi flegrei sono abbandonati all’incuria e al degrado, voi abbinando visite archeologiche guidate con soste in aziende agricole per gustare prodotti tipici del territorio, avete trovato il modo di attirare un turismo di elite, anno per anno. Una bella soddisfazione!
R:  Malazè è l’unico evento in Italia, anzi l’unico festival archeo-eno-gastromonico. Noi questo siamo: questa è stata la sfida. E dico anche di più: in tempi non sospetti ho affermato che il problema di fare turismo in questo territorio non erano i siti chiusi, perché c’è la possibilità, al di là che molti siti non sono fruibili, di fare turismo archeo-eno-gastronomico. Perché rispetto a dieci anni fa oggi ci sono le cantine che fanno accoglienza, fanno turismo internazionale, organizzando corsi di cucina e degustazione a 100 euro al giorno. Poche persone ma di alta qualità. C’è un turismo che non si conosce, che è canalizzato, di qualità a cui noi abbiamo sempre ambito e a cui abbiamo lavorato perché il nostro modello è proprio questo e l’abbiamo creato all’interno di un discorso mentre tutti si lamentavano del fatto che non si facesse turismo a Pozzuoli e nei campi flegrei perché i siti erano chiusi. Io ho sempre detto pubblicamente, in più occasioni, perfino in televisione, che la scusa che qui non si facesse turismo perché i siti non erano accessibili dava l’alibi alle amministrazioni di scaricare le responsabilità sulla soprintendenza e ai giovani di questo territorio di dire che non ci sono opportunità. Io invece dico che ci sono opportunità, che i giovani molto spesso sono fermi. E dietro il ragionamento secondo cui “qua non si può fare” c’è la risposta del perché tutto rimane immobile. E dirò di più: la mia preoccupazione è che se domani mattina mettessimo a sistema il discorso dei siti archeologici, mancherebbe un numero adeguato di guide turistiche e figure simili. E non è un caso che queste figure stanno arrivando da Napoli, guidando gruppi di turisti. Consentimi di fare un paragone per meglio chiarire il concetto di immobilismo cui mi riferisco: il Rione Terra ha distrutto nella fantasia di noi puteolani un modello di sviluppo diverso. Io provocatoriamente davanti al sindaco dissi durante un incontro al Rione Terra, “io provo a chiudere gli occhi e mi chiedo: se non ci fosse stato il Rione Terra e questi 300 milioni di euro li avessimo spesi per fare altro, forse oggi Pozzuoli non sarebbe ancora in stand by per decidere che fare sulla rocca”. Per me il Rione Terra non è il volano bensì la morte del turismo sul nostro territorio. Se queste risorse fossero state investite in una mobilità interna alternativa, forse oggi Pozzuoli sarebbe turisticamente al top. Il problema, a mio modo di vedere, è che non c’è mai stata una visione di creare un turismo diverso e di qualità. E tuttora un’idea del genere non c’è!
D: a Pozzuoli perché, salvo eccezioni, molte  realtà non decollano ?
R: Io, anzi noi ci siamo riusciti ma, fondamentalmente perché abbiamo creato un modello. Adesso ci vorrebbe la cosa più importante, chi dà l’accelerazione. In questo territorio, secondo me, è mancato un vero e proprio cantiere di progettazione dove chi fa una certa cosa, chi ha un’idea trovasse chi lo ascoltasse e lo aiutasse nel realizzarla. Noi ci abbiamo messo quindici anni per arrivare dove siamo arrivati. Probabilmente se avessimo trovato a livello istituzionale qualcuno che ci avesse ascoltati,  avremmo impiegato la metà del tempo. Ma io la politica la capisco, essa ha un atteggiamento predatorio, non intenso in senso offensivo: essa è consapevole che oggi c’è, domani non è detto, per cui deve guardare al momento non al domani per dimostrare ai cittadini di avere fatto. Purtroppo per fare le cose ci vuole lungimiranza e pazienza! Tutte queste cose di cui stiamo parlando io le ho portate nei tavoli istituzionali, da cui poi mi sono allontanato. Noi abbiamo una rete di soggetti rappresentata da Claudio Boccia, direttore generale di FederCultura; Fabio Renzi, il Segretario Generale della Fondazione Symbola; Salvatore Cozzolino, professore di design, Presidente dell’AD Campania  e altri soggetti di alto livello. Con questi signori parli di cultura in funzione del 2020/2030. Parli di futuro! E alla fine, dopo che fai tanto per questo territorio, devi anche sentirti additato come uno snob o chissà che! Per esperienza ho imparato che quando ti criticano significa che stai facendo bene. Per cui io vado avanti per la mia strada. Che per ora resta Malazè!
Dal 15 settembre tutti invitati .

Vincenzo Giarritiello Scrittore e blogger

Non fare oggi quello che puoi fare domani

Dora Riemma- Psicologa  dorariemma@hotmail.it

…non fare oggi quello che puoi fare domani, la procrastinazione.

Agosto è alle porte, lo studio e il lavoro sembrano un brutto ricordo anche se c’è ancora qualche questione in sospeso, progetti da attuare, decisioni da prendere, ma…“Se ne parla a Settembre!”.
Le tanto desiderate ferie possono diventare una scusa per non affrontare problemi attuali che ci portiamo dietro da un po’. Ma rimandare una decisione o un’azione può essere una modalità frequente, pervasiva di affrontare le situazioni. La procrastinazione è, dunque, quel comportamento che porta a rimandare intenzionalmente un’azione.
Perché si procrastina? I procrastinatori, spesso, preferiscono la gratificazione immediata derivante dall’aver rimandato, ai benefici a lungo termine derivanti all’azione compiuta. Inoltre, sembra che i procrastinatori abbiano alcune caratteristiche: Continua a leggere

Il Teatro per rivalutare il territorio


ELISABETTA MERCADANTE
ATTRICE ED INSEGNANTE DI DIZIONE, TRAGEDIA GRECA E PSICOTECNICA TEATRALE
IL TEATRO, DA SECOLI RAPPRESENTANTE UNA DELLE ARTI NOBILI ED ELEVATE DI QUALSIASI GRUPPO TERRITORIALE ORGANIZZATO IN COMUNITÀ’, TROVA ORIGINE NEL BISOGNO MAI SOPITO DELL’UOMO, DI RIPRODURRE PEDISSEQUAMENTE PROBLEMATICHE E SCENE DI VITA VISSUTA, DALLA PIÙ’ SEMPLICE VITA FAMIGLIARE ALLA PIÙ’ COMPLESSA, E MAI SVELATA DEL TUTTO, VITA POLITICA.
INTERE COMUNITA’, DA SEMPRE, HANNO VISTO NEL TEATRO, UN MOMENTO DI SVAGO E RIFLESSIONE AL CONTEMPO, RIVEDENDOSI IMMANCABILMENTE, NEI PERSONAGGI INTERPRETATI DAGLI ATTORI.
TUTTI HANNO IL DIRITTO E IL DOVERE MORALE DI RICONOSCERSI, DAL PERSONAGGIO PIU’ GOLIARDICO, AL PIU’ TRAGICO.
ATTUALMENTE PERO’, MI CORRE L’OBBLIGO SOTTOLINEARE, IL DECLINO AL QUALE STIAMO ASSISTENDO E DEL QUALE SIAMO TACITAMENTE COMPLICI. PURTROPPO, L’AVVENTO DEI MASS MEDIA, E IL CONTEMPORANEO IMBARBARIMENTO DELL’ISTITUZIONE SCOLASTICA, STANNO FACENDO Sì, CHE LA CULTURA, TEATRALE E NON SOLO, SIA CONSIDERATA POCO APPAGANTE, SIA DA UN PUNTO DI VISTA ECONOMICO CHE DI FAMA E, PER QUESTO MOTIVO, LASCIATA AD UN PICCOLO GRUPPO DI SOGNATORI CHE ANCORA CREDONO IN UNA RINASCITA.
RISULTATO DI QUESTO DECLINO E’, NON SOLO UNA MINORE RICCHEZZA CULTURALE E QUINDI SPIRITUALE, MA UN DEGRADO TERRITORIALE, IN QUANTO, SENZA UNA RIVALUTAZIONE CULTURALE, DIFFICILMENTE SI PUO’ ASSISTERE AD UNA RIVALORIZZAZIONE TERRITORIALE, FACENDO RISORGERE UNA DELLE FONTI ECONOMICHE INESAURIBILI, LEGATA AL NOSTRO TERRITORIO, IL TURISMO.
CONCLUDO DICENDO CHE, SAREBBE OPPORTUNO, DA PARTE DELLE ISTITUZIONI, DARE UN MAGGIOR SUPPORTO, NON SOLO ECONOMICO, MA SOPRATUTTO MORALE, A COLORO CHE HANNO ANCORA L’ENTUSIASMO ED IL CORAGGIO DI CREDERE CHE L’ITALIA NON SIA UNO STIVALE ORMAI “DESUOLATO” E DESOLATO.

PREVENZIONE: un colpo al cerchio ed uno alla botte

 

Dott. Antonio Zuppardi Medico Odontoiatra

 

 

Strano titolo per una riflessione su quelle che sono le problematiche inerenti al cavo orale.
Si cari lettori, dopo aver trattato di una procedura che riguarda la salute dentale nell’adulto, riprendiamo il discorso sull’odontoiatria preventiva in età pediatrica.
Se vi chiedessi a che età spunta il primo dentino deciduo (O dente di latte, dente che appartiene alla dentatura decidua o temporanea o da latte. Si differenzia dal dente permanente per il suo volume inferiore (1/3 ca.), il colore più chiaro, una corona più bombata con un cercine più caratteristico in corrispondenza del colletto, dove termina il rivestimento di smalto), sicuramente molte mamme mi saprebbero rispondere, ma se la domanda fosse : quando è opportuno fare la prima visita dentistica? Solo pochi si ricorderebbero il consiglio che le linee guida del ministero della salute consigliano. Allora urge una rinfrescatina

 

Perché 18 mesi?
Perché potremmo avere in bocca quasi tutti i dentini da latte, e, una buona igiene orale va insegnata fin da piccoli. Perché poi inizierà la permuta e allora diventerà primaria la salvaguardia dei denti permanenti.Per aiutarvi a conoscere i tempi di permuta vi consiglio un video che gira su Youtube, che è molto esplicativo: erutione denti da latte e definitivi

Per aiutarvi a conoscere i tempi di permuta vi consiglio un video che gira su Youtube, che è molto esplicativo: erutione denti da latte e definitivi

La barra blu indica l’età di eruzione dei denti, conviene mettere in pausa ogni tanto per rallentare il filmato e fermarlo sugli anni che interessano maggiormente.
Spero che sia tutto chiaro, resto a vostra disposizione per qualsiasi chiarimento.
A presto.

Scopriamo il costume da mare

 

Valentina Cervo Fashion Designer  –  IPM

 

I costumi da bagno sono i grandi protagonisti dell’estate 2018.La macro-tendenza estiva mette al primo posto i costumi da bagno interi. Assistiamo poi ad un revival degli anni ’50, che danno un tocco pin up ed essendo a vita alta armonizzano anche le curve extra e bilanciano la silhouette.Di grande tendenza anche i costumi a fascia,quelli anni ’60 con disegni wallpaper ed i costumi brasiliana.
In un excursus sulla storia di questo particolare capo di abbigliamento, si scoprono curiosità e storie legate alla scoperta dei bagni in mare, alla nuova e piacevole abitudine della villeggiatura, fino all’invenzione del bikini e all’invasione sulle coste italiane dei cosiddetti tipi da spiaggia.
La storia del moderno costume da bagno affonda le sue radici in un passato che appare remoto: esiste, infatti, un mosaico romano che risale al III sec. d. C. a Piazza Armerina in Sicilia, raffigurante una dozzina di donne che giocano, abbigliate con indumenti che ricordano in modo inconfondibile il moderno bikini: fasce o bende a due pezzi senza spalline.
Questo fatto potrebbe forse togliere un po’ di significato ai decantati cinquant’anni di storia del bikini celebrati nel 1996. Ciò che tuttavia rende affascinante la storia recente del costume, è il velocissimo processo di riduzione, in termini di misura, che ha caratterizzato l’abbigliamento da bagno durante il secolo scorso.
Per tutta l’antichità resta poco diffusa la pratica di immergersi in mare. Sono frequenti le abluzioni alle terme o alle stufe, ma senza utilizzo di particolari abbigliamenti. Medioevo e Rinascimento non introducono cambiamenti significativi: ci si immerge generalmente senza vestiti, salvo qualche mise da bagno documentata fin dal 1400, caratterizzata da corpetto con spalline e gonna, a volte completata da un turbante.
Dal 1750 a Parigi si diffonde la moda dei bagni, sia che questi avvengano in laghetti o fiumi, sia che si tratti di benefiche immersioni in mare. E’ in questo periodo infatti che prende il via l’abitudine di spostarsi sulle coste della Normandia o della riviera mediterranea per godere delle salutari proprietà dell’acqua di mare. Viene creato per l’occasione un abito con corpetto e calzoni, in tela spessa da marinaio, sovrapposto spesso da una grande gonna che inevitabilmente a contatto con l’acqua si gonfia come un pallone.
Con l’arrivo del XIX secolo le donne si immergono in mare e lo fanno avvolte in abbondanti mantelli chiusi al collo. Le bagnanti giungono in spiaggia dentro a cabine fornite di ruote o tende in cui si cambiano d’abito. Nella seconda metà dell’Ottocento l’abbigliamento da spiaggia è ancora molto castigato. Quando non ci si immerge, o appena si esce dall’acqua, si sta in spiaggia con leggeri abiti da città, di colore chiaro, con tanto di guanti e parasole, per proteggersi dai raggi ed evitare la tintarella, caratteristica delle classi inferiori.
Brevi esposizioni al sole, per scopi terapeutici, vengono consigliate dai medici solo a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. I costumi da bagno sono caratterizzati da pantaloni gonfi, al polpaccio, completati da un abito lungo fino al ginocchio, stretto in vita e dalla gonna ampia. Le calzature, sopra alle lunghe calze nere, sono scarpine allacciate, e il capo è protetto da cuffiette. Subito dopo il bagno, per restare al riparo da sguardi indiscreti, le bagnanti infilano ampi accappatoi, forniti di cappuccio.
Negli anni settanta del XIX secolo gli abiti si accorciano leggermente e le gonne delle sopravvesti si fanno meno ampie. I completi si arricchiscono di nastri e spighette bianche e blu secondo la moda alla marinara, con il collo rettangolare sul dorso. Il tessuto più usato è la flanella. Nel frattempo le spiagge si attrezzano, le cabine diventano fisse e compaiono le prime poltrone in vimini a nicchia. Verso la fine del secolo compaiono le prime magliette a righe bianche e blu, i decori con oggetti marinari, fino alle decorazioni e ai fronzoli che accompagnano gli ultimi anni dell’Ottocento. Maniche a sbuffo e bustini sotto il costume per mettere in evidenza il vitino sottile, gonnellini a campana, pantaloni più aderenti o alla zuava, il tutto confezionato in sergia (stoffa diagonale) di lana, il tessuto più diffuso, in genere nei colori blu, nero e rosso. Le scarpine sono più leggere e traforate per lasciare passare l’acqua, munite di lunghe stringhe da allacciare intorno alla caviglia, mentre in testa furoreggiano foulards in tessuto impermeabile da annodare sopra alla testa.
La tenuta da bagno non subisce cambiamenti significativi tra il 1900 e il 1920: gli abiti si accorciano leggermente, le calze non vengono più necessariamente indossate e vengono di poco ampliate le scollature. I colori diventano più chiari, compaiono le prime camicie da bagno, simili a camicie da notte bianche. Si diffonde la linea “Impero”, senza tagli in vita. Nel frattempo diventa una consuetudine il soggiorno estivo al mare.
Questo nuovo tipo di villeggiatura, che si affianca alla tradizionale campagna, comporta anche nuove attrezzature da spiaggia e la comparsa dei primi stabilimenti balneari. Rimini, Viareggio e il Lido di Venezia diventano famose in questo periodo. Anche la cura del corpo e la cultura dei bagni di sole e di mare si impone, e le attività sportive all’aperto richiedono abbigliamenti adatti, comodi e pratici. Compaiono costumi interi e lunghi pagliaccetti aderenti.
Gli esperti di moda dell’epoca raccomandano fatture che non infagottino la figura, realizzate con tessuti di ottima qualità che non scoloriscano nell’acqua. Da evitare i modelli già pronti, meglio realizzare in casa il vestito da bagno procurandosi buona stoffa, in genere lana blu, nera, bianca o rossa, e gli eventuali decori. La lana continua a essere preferita rispetto al cotone in quanto, essendo più pesante, una volta bagnata non aderisce al corpo e non diventa trasparente.
Negli anni Dieci, gli itinerari termali vengono preferiti al mare. E’ l’epoca di Salsomaggiore, Fiuggi, Montecatini, Aix-le-Bains. L’abbigliamento è lo stesso sfoggiato al mare. Lino bianco a profusione per le signore, con abbondanza di merletti, ricami e rouches, il tutto accompagnato da cappelli pieni di fiori e di nastri e dall’immancabile parasole bianco, in perfetto stile Belle Époque.
Per il nuoto fanno la loro comparsa le prime cuffie da bagno sportive, simili a quelle attuali. Si diffonde l’uso della maglia per la confezione dei costumi, mentre la cintura scende sui fianchi. L’abbronzatura non è più condannata.
Nel corso degli anni Venti molti dei vincoli legati alla moda si sciolgono. Costumi da bagno più ridotti si caricano di nuovo significato quale espressione di una ritrovata libertà femminile.
I costumi degli anni Venti sono costituiti da corte gonnelline in taffetas con la cintura sui fianchi oppure atletici costumi da nuoto in jersey di lana, sfiancati e aderenti, senza maniche, sempre abbinati a calzoncini shorts che arrivano a metà coscia o a corte coulottes.
I costumi atletici, sul modello della nuotatrice Annette Kellermann (da cui prendono il nome), smanicati e leggermente scollati in tondo sia davanti che sul dorso, sono disponibili in nero o in colori base, spesso con disegni geometrici tipo strisce o moderno design astratto. Le donne proteggono le loro acconciature a caschetto indossando cappellini di piquet bianco o cuffie da bagno.
Con la ritrovata passione per il sole e per il mare le spiagge si coprono di ombrelloni e in mare si prende il largo sui pattìni. Grandi sarti e couturiers di alta moda disegnano modelli di costumi in seta e tessuti pregiati.
Su tutto domina la semplicità, ma accompagnata da una grande eleganza. E’ il pigiama la novità balneare della fine degli anni Venti: larghi pantaloni lunghi e morbidi, portati con bluse senza maniche, cinture a fascia allacciate in vita e giacche. I capelli sono corti, spesso coperti da fazzoletti che coprono la fronte annodati dietro il capo.
Gli anni Trenta propongono costumi mascolinizzati per il nuoto: maglia lunga in tricot a tinte scure a cui vengono abbinati calzoncini allacciati in vita da una cintura. Per la cura del sole invece si prediligono costumi in taffetas o in seta a tinte chiare. Domina il bianco e blu. Si trovano spesso coordinati di giacca e borsa da spiaggia in spugna con decori marinari e si moltiplicano i pigiama in mille varianti e tonalità. Esplode la moda della cintura Valaguzza, un sofisticato accessorio costituito dalla cintura in lana corredata da una fibbia capace di contenere specchietto e trousse da trucco, ed eventualmente anche le sigarette.
La magica cintura consente alle signore veloci toilettes per rinfrescare il trucco anche in mezzo ai flutti. Le spiagge italiane si affollano. Rimini, Bellaria e Riccione, diventano mete turistiche di rigore. Ma un po’ in tutta Italia le spiagge si riempiono di bagnanti e di turisti: dalla Versilia a Positano, dalla Liguria a Capri e Ischia, dalle coste dell’Istria fino a Fregene, Ladispoli, Fiumicino, le vacanze autarchiche degli italiani prediligono le nostre coste.
Nel frattempo le idee naturiste sui benefici del sole e dei suoi raggi, fanno ridurre ulteriormente la stoffa con cui vengono confezionati i costumi da bagno e da cura del sole.
Le scollature sulla schiena si ampliano, e dal 1932 i pantaloncini si staccano del tutto dal corpetto. I costumi, realizzati in jersey o Lastex, aderiscono al corpo slanciando la figura, si diffonde la moda del pareo, da portare lungo o corto, indifferentemente. Dal 1937 i costumi, ormai in tessuto di seta elasticizzato, sono sempre più spesso costituiti da corti pantaloncini legati in vita e reggiseno.
Le fantasie che vanno per la maggiore sono colorate stampe a fiori, mentre si diffondono le vestaglie da portare sopra il costume: lunghe e ampie, fatte a redingote con cintura in vita. Con gli anni Quaranta si assiste a una moda condizionata dalla guerra e dalla scarsa reperibilità di tessuti di buona qualità. La fantasia cerca di supplire a queste mancanze. Compaiono così vestagliette più corte, decorate con ritagli di stoffa, e ingegnose guarnizioni fai da te.
La grande rivoluzione arriva nel 1946, ad opera dello stilista svizzero Louis Reardcon il lancio del sarto francese Jacques Heim: a Parigi infatti, fa la sua comparsa il bikini. La ridotta mutandina che lascia scoperto l’ombelico, provoca un autentico choc. Ci vorranno anni e bagnanti audaci e coraggiose prima che il bikini entri nell’abbigliamento comune da spiaggia.
Intanto si vedono i primi pantaloni alla pescatora, i grandi cappelli di paglia, fusciacche e sciarpe, in una profusione di tessuti a pois, a quadrettini, ornati con spighette o sangallo. Gli anni Cinquanta vedono ancora il veto ai succinti costumi due pezzi. Il bikini è ancora bandito e spesso il suo uso in luogo pubblico viene punito dalle forze dell’ordine per oltraggio al pudore. La moda ufficiale propone prendisole al ginocchio, bustini doppiopetto con gonnelline a godet.
costume più diffuso è intero, con gonnellino stretto e aderente. Torna la spugna, in particolare per le giacche-accappatoio. A Capri si vedono i primi shorts, con camicette annodate al giro spalla, e pantaloni alla pescatora.
Le formose signore degli anni Cinquanta usano costumi interi fascianti, con scollature a cuore e sostenuti da stecche. I tessuti usati sono rasatello e popeline, mentre le giacche a tunichetta da portare sopra i calzoncini corti sono in piquet, spesso a righe verticali che slanciano la figura.
L’eleganza storica di posti come Capri e Portofino, impone una moda semplice, ma di grande classe. Bermuda al ginocchio, casacche con cappuccio, e in testa, per il bagno, turbante di spugna o cuffia di petali di gomma, di gran moda alla fine degli anni Cinquanta.
I sandali sono di paglia o di pelle ma furoreggiano anche le ballerine basse. Grandi camicioni infine sono usati anche per cambiare il costume in mancanza della cabina.
I favolosi Sessanta iniziano senza portare grandi cambiamenti. Baby-dolls, costumi interi, fantasie a quadrettini lanciate dai bikini che Brigitte Bardot indossa a Saint Tropez fanno la loro comparsa sulle spiagge.
La nuova moda optical si ripercuote anche nelle fantasie dei costumi. I bikini hanno reggiseni imbottiti e slip allacciati sui fianchi, con ricami, perline, tessuti a uncinetto. Impazzano le fantasie di Emilio Pucci su borse, copricostume e bikini. La novità è la rivoluzionaria Lycra (marchio depositato dalla Du Pont), che garantisce aderenza al corpo e che asciuga velocemente. Il decennio dei Sessanta è da ricordare anche per lo scandalo, in America, suscitato dal primo topless, o monokini, indossato per la prima volta nel 1964 da una ragazza americana sul Lago Michigan.
La moda degli Hippies e dei figli dei fiori influenza gli anni Settanta. Costumi ridotti, reggiseni a triangolo, senza imbottiture o strutture particolari, indossati con sandali dalla zeppa in sughero altissima, e pantaloni a zampa di elefante. Arriva anche in Italia la moda del topless, dapprima suscitando scandalo e denunce poi entrando nelle abitudini comuni delle spiagge italiane. In una progressiva riduzione delle sue dimensioni, il costume da bagno arriva sino ai giorni nostri, tra revival di stili, costumi interi, olimpionici e bikini, in una sfilata di modelli che ogni anno, con l’arrivo dell’estate, si rinnovano.

45 Giri

Pino D’Angiò Artista

45 GIRI, Bisognerebbe spiegare a un bambino di oggi che cosa è un disco , no , meglio … che cos’era un 45 giri .
Un 45 giri è una scelta definitiva , è QUELLA canzone. Continua a leggere

Acustica…la scatola dentro la scatola


Nicola Vallefuoco  Ingegnere

vallefuoco.nicola@solidoconsult.com

In un precedente articolo ho parlato dell’isolamento termico oggi vorrei affrontare un tema altrettanto delicato e sentito come quello dell’acustica. Richiamiamo, per chi non avesse letto il primo articolo, il concetto generale di isolamento ossia “tecnica mediante la quale si può ostacolare in modo più o meno completo il passaggio di energia” (fonte: Treccani). Continua a leggere

Conviene ancora investire negli immobili?

Antonia Milone Agente immobiliare
antoniamilone@gmail.com

È una domanda che agita, ormai da tempo, i pensieri degli italiani, anche perché non riceve risposta che sia confortante, ma soprattutto univoca ed ha un background devastante nella recente crisi che ha provocato l’abbattimento del valore degli immobili di una percentuale che supera, in alcuni casi, il 50% (Genova è il fanalino di coda con un indice del 53%, molto meglio Firenze col suo 28,3% mentre a Napoli è toccato il 47%) Continua a leggere

Merendine e snack: il dubbio amletico delle mamme

Dottoressa Silvana Di Martino
www.nutrizioneebenessere.napoli.it

Cosa dare ai nostri bambini nei due spuntini della giornata, è il dubbio che tutte le mamme si pongono, merendine e snack sono una pratica soluzione per lo spuntino di metà mattinata e la merenda pomeridiana. Continua a leggere

Lavorare sui tetti: l’antennista professionista

Bruno Girimonte  Perito in Telecomunicazioni
bruno.tecnicotv@libero.it

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Al Dublino Square, cucina campana in tavola irlandese

 Le Sorelle Annunziata arricchiscono il menù.

Nel cuore della città di Pomigliano d’Arco, tra le stradine del centro, si trova il Dublin Square, pub  in stile e menù irlandese. Le proprietarie hanno presentato il nuovo menù agli esperti e ai giornalisti.  Questi ultimi sono stati guidati, per l’intero evento con degustazione, dal giornalista Renato Rocco, direttore del magazine La Buona Tavola (www.labuonatavola.org). Continua a leggere

L’occhio dell’architetto

 Giovanni Bartolo  Architetto

Universiadi ad Agnano : la proposta che non c’è

Il Comunicato Stampa del Consiglio del 18/07/2018 sulle Universiadi del 2019  ha evidenziato la necessità di rendere partecipe la città a tutte le decisioni che si sono intraprese e che si intraprenderanno in futuro riguardo questo importantissimo evento che la Regione ha deciso di accogliere. Continua a leggere

Mi chiamo….

Piera Maiello, Psicologa Relazionale,  pieramaiello@gmail.com
Questione di Identità: il mio nome comprende ciò da cui vengo e ciò che posso diventare.
Ci presentiamo al mondo con un nome ed un cognome che rappresentano la nostra identità. Il cognome ci lega alla storia da cui veniamo, alle famiglie che ci hanno generato, allo spazio per noi costruito ancor prima della nostra nascita.
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La Colatura di Alici di Cetara verso la certificazione DOP


Secondo Squizzato, Giornalista, già Sindaco di Cetara, Coordinatore del comitato tecnico scientifico a supporto della proposta di riconoscimento della DOP per la colatura di alici; presidente dell’Associazione Amici delle Alici di Cetara.

Prosegue il percorso amministrativo che ha l’obiettivo di condurre la colatura di alici di Cetara al riconoscimento della Denominazione di Origine Protetta.
Nella mattinata di lunedì 16 luglio si è svolta, nella sala comunale ‘M. Benincasa’ la riunione per il ‘pubblico accertamento’ alla presenza dei rappresentanti del Ministero delle politiche agricole e forestali, Luigi Polizzi e Vincenzo Carrozzino, e dei componenti della Direzione delle politiche agricole della Regione Campania, Brunella Mercadante e Tommaso Maglione. Continua a leggere

Sagra della Melanzana, 20 al 23 luglio

Un’estate all’insegna del buon gusto e del sano divertimento quella proposta dalla Pro Loco d Santa Maria la Carità (cittadina ubicata in provincia di Napoli). Dopo “Il Palio del Ciuccio” e “Asini a tutta Birra”, eventi che hanno portato nella piccola cittadina migliaia di persone, il prossimo week end è la volta della Sagra della Melanzana. Continua a leggere

La pizza parte dal cornicione

Pasquale Nusco, cultore della materia Pizza
Un Sabato mattina esco di casa senza una meta geografica ma culinaria, mangiare una pizza.Verso ora di pranzo mi trovo nei pressi della Rotonda Maradona.Chissà se Maradona lo sa che in provincia di Napoli, a Villaricca, ai confini con Giugliano e Marano, verso Licola, c’è una rotonda dedicata a lui.
Giro  per la Via Consolare Campana e al civico 227 trovo una pizzeria. C’è parcheggio proprio davanti al locale. Entro,  non trovo nessun cliente seduto ai tavoli, ma solo un Signore che accoglie i clienti. Sono appena le ore 13, l’ora ideale per andare in pizzeria: non c’è folla, non si fanno file, il personale si dedica a te e si possono scambiare quattro chiacchiere con il pizzaiolo. Continua a leggere

È comoda e non si vede

 

Dott. Antonio Zuppardi Medico Odontoiatra

 

 

Care lettrici, cari lettori, oggi vorrei intrattenervi su un argomento che interessa una più ampia fetta di  persone che sono gli adulti. Vorrei parlarvi di protesi dentaria, la cosiddetta “dentiera”. Continua a leggere

Ispirazione (3° ed ultima parte)

 

Roberto Battinelli  docente di Antico e Nuovo Testamento

 

 

Se la rivelazione vede in Dio il soggetto che esce da sé per andare incontro agli uomini,amici che egli ama e con cui desidera comunicare, nell’ispirazione l’essere umano comincia pian piano ad assumere un ruolo da co-protagonista. A tal riguardo i padri conciliari insegnano che la Scrittura è ispirata e vera (DV 11) Continua a leggere

730/2018 ,23 luglio scadenza:novità detrazioni

Carla de Ciampis  “Casa Del Consumatore” Associazione dei Consumatori

 

 

Il termine vale per il precompilato che tradizionale, sia in caso di invio diretto all’Agenzia delle Entrate che in caso di inoltro tramite CAF o professionista abilitato. Continua a leggere

Nuotiamo insieme, 11 luglio al 10 agosto Rotonda Diaz

Napoli, Municipalità 1 Presidente Francesco De Giovanni

Nel pieno della stagione balneare, 11 luglio al 10 agosto alla Rotonda Diaz, la Prima Municipalità’ di Napoli ha organizzato in collaborazione con la Federazione Italiana Nuoto il Progetto Solidale “Nuotiamo Insieme”. Lo scopo è quello di informare gratuitamente i bagnanti della spiaggia pubblica “Rotonda Diaz” su alcune tecniche di base di Nuoto e Norme comportamentali a mare. Continua a leggere

A passeggio con Antonio Isabettini, il maestro d’arte.

Vincenzo Giarritiello Scrittore e blogger

Ininterrotti quarant’anni di attività artistica, classe 1955, Antonio Isabettini, di origini puteolane, è oggi un punto fermo per gli appassionati dell’area flegrea raccontata attraverso la pittura.  Una sera d’estate a passeggio per il Rione Terra si racconta all’amico Vincenzo Continua a leggere

Ricerca e Percorsi in psicologia, Virgilio AC


associazioneculturalevirgilio@gmail.com

 

L’Associazione Culturale ‘Virgilio’ – ricerca e percorsi in psicologia, ha come obiettivo la diffusione dei principi della psicologia umanistica e della Psicoterapia della Gestalt, con particolare riferimento agli insegnamenti di Barrie Simmons, allo scopo di esplicitarne, nei diversi ambiti clinici, sociali e culturali, la duttile capacità di interpretazione ed intervento nella realtà.
L’incontro con realtà sociali, imprenditoriali e artistiche, si profila come un’opportunità di ricerca di modalità di intervento atte a favorire e promuovere una maggiore qualità di vita dell’individuo e del gruppo attraverso il sostegno psicologico in contatto reale col territorio e con le sue istanze.

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Condominio, il Bilancio Condominiale

Fulvio Farone   Dottore commercialista Revisore legale
fulvio.farone@gmail.com

Bilancio Condominiale nell’attivo  viene indicata la voce relativa alle “disponibilità liquide” che comprende il numerario, cioè, la consistenza, esistente in Cassa contante ed in Banca. Continua a leggere