L’Incompiuta di Venosa, una chiesa a cielo aperto.
I napoletani, spesso, sono “toscanofili”. Se chiedete ad essi dove si trova e se hanno mai visitato l’Abbazia di San Galgano, in provincia di Siena, quasi sicuramente sapranno rispondervi affermativamente, dandovi tutte le indicazioni per rintracciarla e per recarvisi.
Ma se gli chiedete se conoscono l’Incompiuta di Venosa, nel cuore della Basilicata, cioè nella pancia dell’ex Regno delle Due Sicilie, del quale Napoli fu capitale, nella città che diede i natali al poeta latino Orazio Quinto Flacco, cadranno dalle nuvole e vi confesseranno candidamente la loro ignoranza.
Tale bellissimo e suggestivo vestigio del passato, dichiarato monumento nazionale già nel 1897, è inserito nel più vasto complesso della SS. Trinità, che comprende, oltre all’Incompiuta, anche la Chiesa Antica, la cui costruzione risale al X°secolo, che fu edificata su una Basilica Paleocristiana del V°/VI° secolo. I lavori di costruzione dell’Incompiuta vennero avviati, dai monaci benedettini, nel corso del XII°secolo, ma poi furono interrotti, perché ai monaci seguaci del nursino vennero a mancare i fondi per finanziare l’opera. Per questo venne denominata l’Incompiuta e si presenta come una chiesa a cielo aperto.
Nella Chiesa Antica si possono ammirare dei bellissimi affreschi, molto ben conservati e/o restaurati e la tomba di famiglia degli Altavilla (il ramo normanno che conquistò l’Italia meridionale e diede avvio al Regno di Sicilia), dove sono custodite le spoglie del condottiero Roberto il Guiscardo, di Ruggero I di Altavilla e di Guglielmo “Braccio di Ferro”.
Attiguo al complesso della Trinità, vi è il Parco Archeologico dell’antica città romana di Venusia.
Addentrandosi nel centro cittadino di Venosa, si può andare a visitare la casa di Orazio e si possono percorrere le caratteristiche stradine della città medioevale. Appena fuori dal centro, sorge il Castello Pirro del Balzo, costruito in epoca aragonese dagli omonimi duchi, che ricalca, in formato ridotto, il Maschio Angioino di Napoli.
Andando via dalla cittadina oraziana, non si può fare a meno di passare per la Cantina di Venosa, o per qualche altra azienda vitivinicola, per fare scorta dell’eccellente Aglianico del Vulture, anche in versione spumante. Pasquale Nusco