San Vincenzo al Volturno è la Pompei dell’Alto Medioevo

Il titolo di questo articolo, “San Vincenzo al Volturno è la Pompei dell’Alto Medioevo”, può sembrare un’invenzione mediatica ad effetto, oppure la trovata di un “tour operator” finalizzata alla vendita di pacchetti turistici dell’Alta Valle del Volturno (Molise). Invece è la convinta affermazione dell’archeologo inglese Richard Hodges, rettore dell’American University di Roma, l’uomo che iniziò gli scavi, negli anni ’79/’80, nell’Abbazia vecchia di San Vincenzo al Volturno, in un territorio della provincia di Isernia, condiviso tra i comuni di Castel San Vincenzo e di Rocchetta al Volturno.

Il bistrattato Medio Evo era l’età della spiritualità e del desiderio di elevazione dell’uomo verso il cielo. Per questo, tre principi longobardi del Ducato di Benevento, in cerca di ascesi, Paldone, Tatone e Tasone, fondarono, secondo la tradizione nell’anno 703, l’Abbazia di San Vincenzo al Volturno, sulla riva sinistra del fiume Volturno, a un paio di chilometri dalle sorgenti, in un luogo dove già preesisteva un oratorio dedicato al santo martire spagnolo.
L’iniziativa dei tre nobili beneventani ebbe l’appoggio del papato, che così intendeva insinuarsi nelle vicende politiche della Longobardia Minore, e il sostegno dei duchi di Benevento, che volevano acquistare prestigio e buoni auspici presso la chiesa cattolica.

Nel frattempo, in Europa si andava realizzando l’egemonia franco-carolingia, che aveva di mira anche l’Italia. Per tale motivo, Pipino il Breve inviò a Roma, allo scopo di sondare la situazione nella penisola, un suo emissario: Ambrogio Autperto, arcicancelliere alla corte dei franchi e, pare, precettore del piccolo Carlo, il figlio di Pipino, che successivamente diventerà Carlo Magno.
Oltre che a Roma, Autperto si recò anche in quello che era diventato il più importate monastero della Longobardia Minore: San Vincenzo al Volturno. Rapito dalla spiritualità del luogo, egli si fece monaco dell’abbazia volturnense, e cominciò a introdurre la presenza di elementi franchi nel monastero, che costituirono la fazione carolingia, la quale si contrappose a quella, preesistente, longobarda.
Ambrogio Autperto fu anche un grande teologo, e fu lui che innestò nella religione cristiana il principio della Assunzione di Maria in Cielo, che diventerà articolo di fede della chiesa cattolica solo nel 1950, con la proclamazione del dogma da parte di Pio XII°.
Ambrogio divenne pure, per soli due anni, abate del Monastero di San Vincenzo al Volturno e, secondo il racconto dell’Architetto Franco Valente di Venafro, illustre e carismatico studioso di storia molisana, il 15 agosto del 777 tenne, nella chiesa maggiore del cenobio, alla presenza dello stesso Carlo Magno, una “lectio divina” con la quale espose la sua tesi sull’Assunzione di Maria in Cielo (vedi: https://www.francovalente.it/2015/08/15/la-lectio-divina-di-auperto-la-festa-mondiale-dellassunta-e-nata-alle-sorgenti-del-volturno-ne-sono-convinto-e-spiego-perche/).

Il teologo Autperto non durò molto nella sua carica di abate, a causa dei conflitti con i monaci longobardi dell’abbazia. Ma con il dominio in Italia dei carolingi, San Vincenzo al Volturno finì sotto l’egida e la giurisdizione dei franchi. E nel periodo in cui regnarono gli imperatori Carlo Magno e il successore Ludovico il Pio, il monastero visse il suo periodo di massimo splendore.
Sotto la reggenza degli abati filo-carolingi Giosuè, Talarico ed Epifanio (in un periodo che va dal 792 all’842), San Vincenzo al Volturno divenne una vera potenza monastica. L’abbazia si estese, come una vera città, su un’area di 10 ettari, ospitando ben nove chiese e circa 350 monaci con servitù, artigiani e contadini annessi. Nel porto di Napoli conserviamo una testimonianza del fulgore e dell’importanza di San Vincenzo al Volturno: il Molo San Vincenzo, che è denominato così perché vi attraccavano le navi che sbarcavano le merci e le derrate destinate al monastero volturnense.
L’abate Epifanio fece costruire la cripta che porta il suo nome: la Cripta di Epifanio. In tale cripta si è conservato, ed è arrivato fino a noi, il ciclo di affreschi altomedioevali più importante d’Europa. In tali pitture, ispirate alle tesi mariologiche di Autperto, si può ammirare l’affresco della Madonna Assunta in Cielo che è la prima raffigurazione storica di Maria avvolta nella Sfera Celeste.

Con la decadenza dei Carolingi, San Vincenzo al Volturno cominciò a perdere potere politico e religioso. Di questo ne approfittò il duca bizantino di Napoli, Atanasio II°, che era anche vescovo della città partenopea, il quale aveva di mira il dominio sulla Campania e sulle sue terre limitrofe. Geloso della importanza del monastero volturnense, non esitò a inviare un contingente di feroci mercenari saraceni che, il 10 ottobre dell’881, incendiò e distrusse il monastero e sterminò i suoi monaci.

Con molta fatica, alcuni monaci superstiti che si erano rifugiati a Capua, nei decenni successivi, si assunsero il compito di ricostruire e rilanciare l’Abbazia di San Vincenzo al Volturno. Ma nei secoli successivi, non si raggiunsero gli antichi splendori, fino a che la comunità monastica del nuovo millennio non decise di trasferirsi sulla riva destra del Volturno, dove nel 1115 fu consacrata la nuova abbazia, tuttora esistente

Dell’antico monastero sulla riva sinistra del Volturno, se ne persero la visibilità e la tangibilità, perché col decorrere del tempo e con le spoliazioni, tutto ciò che rimaneva della vecchia abbazia si sotterrò e si occultò. Ma il ricordo fu conservato nel “Chronicon Vulturnense” redatto, nel XII° secolo, dal monaco Giovanni.

Solo nel 1980, con l’arrivo degli archeologi inglesi, furono iniziati gli scavi della vecchia abbazia di San Vincenzo sulla riva sinistra del Volturno.
Ad oggi, è stato scavato solo il 20% dei resti dell’antico monastero. È possibile visitare il Parco archeologico che li custodisce e, soprattutto, la Cripta di Epifanio dove si possono ammirare gli importantissimi affreschi.

Chiunque voglia avere più informazioni sull’Abbazia di San Vincenzo al Volturno, cominci a reperirle sul sito: www.abbaziasanvincenzo.org

Pasquale Nusco