A passeggio con Antonio Isabettini, il maestro d’arte.
Vincenzo Giarritiello Scrittore e blogger
Ininterrotti quarant’anni di attività artistica, classe 1955, Antonio Isabettini, di origini puteolane, è oggi un punto fermo per gli appassionati dell’area flegrea raccontata attraverso la pittura. Una sera d’estate a passeggio per il Rione Terra si racconta all’amico VincenzoCome nasce Antonio Isabettini pittore?
Risposta: sicuramente per passione. Fin da ragazzino nutrivo una forte predisposizione al disegno e alla conseguente pittura. Ovviamente il talento e la passione sono importanti, ma, se non vi si abbinano l’impegno e lo studio, difficilmente si va avanti. Per raffinarmi stilisticamente ho frequentato l’istituto d’arte e successivamente l’Accademia di Belle Arti.
D.: i tuoi esordi giovanili?
R.: nel 1970, all’età di quindici anni, ho vissuto in prima persona il trauma dello sgombero del Rione Terra, l’anima di Pozzuoli. Abitavo a cento metri dal rione ricordo i camion dell’esercito e i pullman su cui venivano caricati gli sfollati per essere trasferiti provvisoriamente al costruendo ospedale del Frullone a Miano. Una tragedia epocale, una pulizia etnica di cui ancora oggi, a distanza di quasi cinquant’anni, non riesco a capacitarmi. A seguito di questi eventi, negli anni successivi, desideroso di immortalare il quartiere abbandonato, vagavo per il Rione insieme a un gruppo di pittori puteolani, molto più grandi e bravi di me, a cui spesso portavo il cavalletto, rubando il mestiere. Il Rione Terra era interamente transennato, e per ritrarne i palazzi, i vicoli, le piazzette in modo da serbarne il ricordo per le generazioni a venire, scavalcavamo i muri perimetrali, aggirandoci tra macerie e sterpaglie che ormai prendevano il sopravvento. Nel 1972, all’età di diciassette anni, un amico gallerista di Napoli, mi organizzò la prima personale, portando nel capoluogo il grido d’allarme per quello che irrimediabilmente si stava perdendo.
D.: è da qui che nasce la tua identificazione come memoria storica di Pozzuoli?
R.: Certamente fu il periodo che incominciai ad appassionarmi per la storia della mia città. Il mio punto di riferimento artistico deriva dalla scuola di Posillipo, famosa per i suoi vedutisti, gli stessi che hanno dipinto questi luoghi all’epoca del Grand Tour. Vivere in un contesto storico/culturale ricco di monumenti e di storia come Pozzuoli e i Campi Flegrei ha alimentato la mia passione per i paesaggi, spingendomi non solo a dipingere ma a documentarmi per avere maggiore consapevolezza su ciò che ritraevo. La mia finalità è che ogni mio quadro non sia una “semplice” cartolina romantica, ma un vero e proprio “racconto storico”, per quanto sia possibile. A scanso di equivoci, ci tengo a precisare che non sono uno storico bensì un appassionato della storia del territorio flegreo: il mio non è un lavoro da studioso, bensì di chi è innamorato della propria terra, delle proprie tradizioni e cerca con tutte le proprie forze di immortalarle su tela, sperando di suscitare emozioni in chi guarderà quei quadri, affinché non cadano mestamente nel dimenticatoio!
D.: Oltre che pittorico il tuo impegno è a tutto tondo su Pozzuoli e Campi Flegrei?
R: certo, elencare tutti gli eventi, manifestazioni, convegni, mostre a cui ho partecipato oppure ho dato il mio contributo sarebbe un lavoro immane. Essendo innamorato della mia terra e della mia città, per quanto posso, cerco di tenere vivo l’interesse della cittadinanza, illustrando pubblicamente non solo la mia arte, ma soprattutto ciò che essa rappresenta e, in particolare, perché si ostina a rappresentare proprio quello. Come tanti, anch’io sono convinto che se non si rinverdisce nella gente la memoria storica del luogo in cui è nata e vive, quel luogo è condannato a morire. Torniamo per un attimo al Rione Terra, in particolare ai lavori di ristrutturazione incrementati negli ultimi tempi, vedi l’inaugurazione del duomo di Pozzuoli e i sottostanti scavi archeologici: più volte, pubblicamente, in presenza delle autorità e di chi era responsabile dei lavori di recupero della rocca, ho sbattuto i pugni sul tavolo, contestando che i lavori si stavano facendo senza amore e, in qualche caso, obliando la memoria storica – vedi le cappelle votive del rione -; suggerendo che nel progetto di riqualificazione si prevedesse di riproporre nel suo stato originale un antico “basso” in modo da consentire alle generazioni future di avere modo di vedere come si viveva negli anni addietro lassù. Invece, nulla. A scanso di equivoci, sia chiaro che io non ho niente contro ciò che diventerà domani il Rione Terra. Solo che avrei gradito si salvaguardasse meglio la sua originalità per non alterarne, o addirittura cancellarne la storia e di esempi ce ne sarebbero tanti. Prendiamo l’ex palazzo Migliaresi. Io ho avuto la possibilità di visionare documenti in cui la presenza di palazzo Migliaresi risale addirittura al 1300. Bene: oggi palazzo Migliaresi è un palazzo vecchio di vent’anni: della struttura originale non è rimasto nulla; in pratica un falso storico.
D.: spostiamoci per un attimo sull’annosa questione relativa all’abbandono e al degrado in cui versano diversi siti archeologici di Pozzuoli e dei Campi Flegrei. Anche questa vergogna sarebbe conseguenza del disamore che alcune persone nutrono verso il territorio?
R.: disamore e interessi economici sicuramente hanno determinato negli anni che alcuni siti archeologici fossero privilegiati rispetto ad altri. E ciò mi ferisce profondamente, non solo come puteolano ma prima di tutto come cittadino del mondo. Mi chiedo come certa gente non si renda conto che la salvaguardia del patrimonio archeologico, non solo garantisce la memoria storica di un territorio ma può farne la sua fortuna economica. Non di pochi ma di tutti! Prendiamo la strada romana e la fiancheggiante necropoli ricca di colombari, ipogei, e mausolei, del tutto abbandonata, del Ponte della solfatara, che si prolungherebbe per circa tre chilometri, fino a incontrare quella di via Celle fino a San Vito. O la Stadio di Antonino Pio, o le Taberne di via Luciano. Senza contare l’anfiteatro Flavio, la Grotta di Cocceio e la pseudo grotta della Sibilla sul lago d’Averno… È mai possibile che non ci si renda conto che il ripristino di questi siti possa fungere da grande catalizzatore turistico al punto che Pozzuoli potrebbe competere con Pompei? Possibile che mentre a Verona, nell’arena, per tutto l’anno organizzano spettacoli di ogni tipo con un ricco cartellone di livello internazionale, nell’anfiteatro di Pozzuoli, dove in un recente passato si sono organizzati spettacoli con artisti di calibro internazionale, ormai da anni non si riesca a organizzare nulla? Possibile che in questa città debba vigere la filosofia del turismo “zeppole e panzarotti”?…
D.: sarebbe a dire?
R.: se il sabato e la domenica sera scendi a Pozzuoli, guardandoti intorno, hai la sensazione di trovarti nella più grossa friggitoria d’Europa. Per carità, mi rendo conto che ai tanti ristoratori che svolgono l’attività in piazza e nel centro storico, ciò va benissimo. Quello che mi fa rabbia è che gli stessi dovrebbero capire che se la città si rivalutasse turisticamente, attirando un turismo di livello superiore, loro non ci perderebbero nulla. Anzi ci guadagnerebbero in quanto i turisti che verrebbero non sarebbero quelli del “magna e fuggi”, che spesso provocano anche problemi di ordine pubblico, ma persone interessate a tutto il contesto storico/culturale del luogo , non solo all’aspetto culinario.
D.: progetti per il futuro?
R.: sto preparando una raccolta di tavole in cui illustro la Pozzuoli scomparsa, ovviamente supportato da un approfondito lavoro di ricerca in quanto la storia di un luogo non la si può abbandonare alla fantasia o al sentito dire.
Saluto Antonio Isabettini, nei pressi del porto di Pozzuoli, ricordandogli quanto detto in convegno presso l’ex convitto delle monachelle ad Arcofelice: “dopo avermi ascoltato, se soltanto uno di voi inizierà a far sue notizie e informazioni, avvicinandosi con amore al territorio, potrei dirmi soddisfatto” . Certo, Vincenzo : in questa società dove sembra si faccia di tutto per sedare la memoria delle persone, dove pensare con la propria testa sempre più spesso equivale a un crimine, il nostro messaggio di artisti viene recepito da uno su mille, possiamo già essere soddisfatti!