Raggiolo – uno scorcio di paradiso in terra
Nonostante siano più di vent’anni che veniamo in vacanza a Raggiolo, ogni anno questo luogo d’incanto riesce a regalarci sempre nuove emozioni.
Sarà lo scenario naturale in cui è immerso, l’aria salubre che anche nelle ore più calde ti regala un pizzico di frescura, il silenzio rotto dal frinire delle cicale e dall’eterno scroscio dei fiumi che si riversano dal Pratomagno, fatto sta che in quest’oasi arroccata sulle montagne del Casentino Toscano riesci davvero a lasciarti alle spalle le problematiche quotidiane.
Dal momento in cui iniziammo a venirci con regolarità per soggiornarvi d’estate almeno per una settimana, uno dei piaceri che mi concedetti fu il bagno nel Barbozzaia.
Durante le ripetute escursioni al fiume con i bambini e mia moglie, avevo adocchiato una vasca naturale dove era possibile immergersi fino al collo. Ogni volta che posavo lo sguardo in quella pozza d’acqua limpida, ribollente per la forza della corrente, mi ripromettevo di tuffarmi.
Una mattina, dopo aver corso per i monti, rientrando in paese, mi allungai fino al fiume deciso a fare il bagno.
Mi inoltrai nella boscaglia, salii su un largo spuntone di roccia rasente la riva, mi tolsi maglietta e scarpetta e immersi le gambe nell’acqua fino alle ginocchia. Un brivido mi colse lungo la schiena. Istintivamente fui tentato di risalire, ma la voglia di bagnarmi in quella risplendente limpidezza mi persuase ad avanzare.
Nel momento in cui l’acqua mi arrivò al petto, non ci pensai una volta di più, mi tuffai. L’impatto fu terribile. L’acqua era talmente fredda che, rialzandomi di scatto per risalire sulla roccia, ebbi la sensazione di non essere bagnato, ma di essere avvolto in un’invisibile accappatoio gelato.
Da quel giorno il bagno nel Barbozzaia divenne un rito che si replicava ogni anno. Col tempo riuscii a coinvolgere anche i miei figli e mia moglie.
Anni dopo, grazie a un abitante del posto a conoscenza di quella mia follia, così definiva simpaticamente la mia passione di fare il bagno nel fiume, venni a conoscenza della Diga del Piano, dove scorre il fiume Teggina, immersa nella boscaglia sul versante opposto del paese. La vasca, ben più ampia di quella del Barbozzaia, permette di tuffarsi e nuotare per un breve tratto, raggiungendo la cascatella alimentata dal salto del fiume sotto cui è possibile concedersi il piacere di un idromassaggio naturale.
Negli ultimi tre anni che siamo venuti a Raggiolo a causa del tempo inclemente o per altri motivi, non abbiamo avuto modo di rinnovare la follia.
Oggi la giornata calda e assolata ci ha permesso finalmente di bagnarci in quell’acqua così chiara da distinguere il fondale.
All’iniziale apnea che ti coglie riemergendo nella pozza gelata, si sostituisce la piacevole sensazione di un brivido vitale diffuso per tutto il corpo che ti manda l’adrenalina alle stelle.
Nel momento in cui infreddolito esci dall’acqua e ti siedi sul masso al centro della vasca per prendere il sole, i raggi filtranti la fitta vegetazione, attraversando le fronde, trafiggono l’acqua creando tutto intorno un gioco di luci, naturale corredo allo scenario fiabesco.
Abbandonandoti alla fantasia, chiudendo gli occhi e liberando la mente dai pensieri, hai la percezione di trovarti in un’altra dimensione; in un luogo fuori dal tempo dove l’attimo è l’unica unità temporale.
Forse a ciò si riferivano i latini affermando Carpe Diem, cogli l’attimo: avere la forza e la capacità di vivere intensamente il momento, lasciandosi rapire anima, mente e corpo dalle emozioni dell’istante.
Per magia lo scosciare dell’acqua si tramuta in una voce melodiosa e misteriosa che ti parla di un passato ancestrale dove l’uomo viveva in simbiosi con la natura, riconoscendole un ruolo primordiale nella gerarchia dei valori esistenziali.
Un’epoca in cui gli individui non abusavano né disprezzavano la natura, ma la rispettavano traendovi il necessario sostentamento per vivere: cibo, indumenti, materiali per costruire case, armi e utensili. Un’epoca in cui l’uomo si serviva della natura con rispetto e intelligenza, anziché ferirla e distruggerla solo per il gusto di affermare se stesso e la propria cupidigia. Non avvedendosi che così facendo non distrugge solo lei, ma se stesso essendo egli parte integrante della natura.
Ammaliato da quelle sensazioni, riaprendo gli occhi, guardando il paesaggio incontaminato sorriderti, ti viene istintivo chiederti se l’Eden non fosse così.
A quel punto non puoi fare ameno di pensare “Raggiolo, uno scorcio di Paradiso in terra!”
Vincenzo Giarritiello