Tappe della Rivelazione Divina (2° parte)
Roberto Battinelli docente di Antico e Nuovo Testamento
Queste riflessioni, per la delicata trattazione, saranno pubblicate in più articoli settimanali
Il prologo della lettera agli Ebrei (1,1-4) sintetizza in maniera mirabile l’intero cammino della rivelazione biblica:
« Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si è assiso alla destra della maestà nell’alto dei cieli, ed è diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato »
Dio comunica con l’uomo a poco a poco, passo dopo passo, per tappe. Con una meravigliosa pedagogia Dio si rivela in una storia di salvezza, gradualmente e progressivamente:
non dice tutto in una volta. Dio si fa conoscere fin dalle origini in tutto ciò che ha creato attraverso il suo Verbo e, specialmente in quella relazione personale che stabilì con i nostri progenitori invitandoli «ad un’intima comunione con sé rivestendoli di uno splendore di grazia e di giustizia» (CCC, 54)4
Questa rivelazione non fu interrotta dal peccato originale, dato che «dopo la loro caduta, con la promessa della redenzione; li risollevò nella speranza della salvezza ed ebbe costante cura del genere umano, per dare la vita eterna a tutti coloro i quali cercano la salvezza con la perseveranza nella pratica del bene» (DV 3).
L’unità del genere umano spezzata dal peccato, viene rinsaldata da Dio attraverso l’alleanza con Noè: il patto riguarda tutta l’umanità e rivela il piano divino per tutte le nazioni della terra.
Più tardi per riunire l’umanità dispersa, Dio sceglie Abramo facendolo uscire dalla sua terra, dalla sua patria e dalla sua casa, e lo rende padre di una moltitudine di nazioni. Il popolo nato da Abramo sarà il depositario della promessa fatta ai patriarchi, il popolo dell’elezione, chiamato a preparare la riunificazione di tutti i figli di Dio nella Chiesa; questo popolo sarà il tronco sul quale saranno innestati i pagani divenuti cristiani.
«Dopo i patriarchi, Dio forma Israele quale suo popolo salvandolo dalla schiavitù dell’Egitto. Conclude con lui l’Alleanza del Sinai e gli dà, per mezzo di Mosè, la sua legge, perché lo riconosca e lo serva come l’unico Dio vivo e vero, Padre provvido e giusto Catechismo della Chiesa Cattolica, promulgato da Giovanni Paolo II, 1992 ott. 11, LEV, Città del Vaticano 1992 giudice, e stia in attesa del Salvatore promesso» (CCC, 62)
La lunga permanenza nella terra promessa risulta necessaria per forgiare la religione e la storia di Israele e sotto l’impulso dello Spirito Santo, giudici e re difesero l’indipendenza nazionale, condizione necessaria per conservare la purezza monoteista della fede in Dio. Più
tardi Dio consolida il suo popolo attraverso i profeti nella speranza della salvezza e nell’attesa di una Nuova ed Eterna Alleanza destinata a tutti gli uomini e avrà il suo compimento in Gesù Cristo.
PIENEZZA DELLA RIVELAZIONE
E infine, la pienezza dei tempi: Gesù Cristo, l’Incarnazione del Verbo di Dio.
L’Incarnazione indica che la Parola eterna abita tra gli uomini e rivela l’intimità di Dio, trasmettendo le parole di Dio e realizzando l’opera della salvezza che Dio Padre ha affidato a suo Figlio.
« […] Perciò Egli, vedendo il quale si vede anche il Padre (Gv 14,9), col fatto stesso della sua presenza e con la manifestazione di Sé, con le parole e con le opere, con i segni e con i miracoli, e specialmente con la sua morte e la sua risurrezione tra i morti, e infine con l’invio dello Spirito di verità, compie e completa la rivelazione e la corrobora con la testimonianza divina, che cioè Dio è con noi per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte e risuscitarci per la vita eterna » (DV 4)
La conclusione non può essere più netta: il Figlio di Dio fatto uomo è, dunque, la Parola unica, perfetta e definitiva del Padre: in Lui ha detto tutto, non ci sarà altra parola oltre questa, come afferma san Giovanni della Croce. In ciascuna delle pagine ispirate ci si incontra con una persona ben determinata, Cristo, e non con una presenza senza volto. Tutta la Scrittura – diceva Ugo di San Vittore – costituisce un unico libro, e il suo titolo è Cristo.
Eccone la conseguenza necessaria: «l’economia cristiana, dunque, in quanto è l’Alleanza nuova e definitiva, non passerà mai, e non è da aspettarsi un’altra rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo» (DV 4) Tuttavia, anche se la Rivelazione è compiuta – si è conclusa con la morte dell’ultimo apostolo – non è però completamente esplicitata; toccherà alla fede cristiana coglierne gradualmente tutta la portata nel corso dei secoli. Questa è una delle ragioni che giustificano l’esistenza stessa della Chiesa.
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Cfr. CCC, nn. 65-67; 73
seguirà nel prossimo articolo