Il Rogo Di “Notre Dame” De Paris, Tra Realta’ E Fantasia
Ieri sera mentre guardavo incredulo alla televisione l’incendio di Notre Dame a Parigi, il crollo della guglia mi ha ricordato quello delle “torri gemelle” di New York dell’11 settembre 2001. Con la differenza, non da poco, che mentre quella tragedia fu causata da un attentato di matrice islamica dove perirono poco meno di 3 mila persone, l’incendio di Notre Dame non ha prodotto né vittime né feriti e sarebbe da addebitarsi quasi sicuramente a negligenza umana, non a caso gli inquirenti hanno aperto un’inchiesta per incendio colposo escludendo il terrorismo.
Se per molti, non solo per i parigini, Notre Dame rappresentava un simbolo della cristianità, e dunque il suo rogo è una ferita mortale al cuore della Chiesa e dei suoi milioni di fedeli, per me essa effigiava un “libro di pietra”, definizione adottata dallo scrittore francese Victor Hugo nel suo capolavoro IL GOBBO DI NOTRE DAME. Nel libro quinto del secondo capitolo intitolato QUESTO UCCIDERA’ QUELLO, con “questo” lo scrittore si riferisce ai libri di carta prodotti mediante l’invenzione della stampa, mentre con “quello” ai libri di pietra come le cattedrali e Templi dell’antichità, sulle cui mura i costruttori avrebbero inciso sotto forma di sculture messaggi in codice racchiudendovi i misteri dell’umanità. Tali messaggi sarebbero decodificabili solo dagli iniziati, ossia coloro che abbandonano la vita comune e dopo un lungo cammino catartico fatto di studio, lavoro, preghiera e di una condotta di morigerata, assurgono al grado di INIZIATO.
Ovviamente Hugo non fu il solo a intuire – sarebbe più giusto dire “sapere” – che le cattedrali gotiche erano Templi sulle cui pareti gli antichi avevano inciso messaggi in codice. Un altro che affrontò in maniera dettagliata il tema fu l’alchimista francese Fulcanelli che scrisse due saggi, IL MISTERO DELLE CATTEDRALI e LE DIMORE FILOSOFALI, dove asseriva con l’ausilio di foto e dipinti che sulle pareti della Cattedrale di Chartres e di altre cattedrali gotiche francesi, inclusa Notre Dame a Parigi, i fregi scolpiti sulle mure e sulle colonne svelassero il mistero della Grande Opera, ossia come realizzare la trasmutazione alchemica del “piombo” in “oro”. Dove il piombo simboleggia l’uomo schiavo della materialità, mentre l’oro l’uomo spiritualizzato, cioè chiunque sacrifica la materia per elevarsi spiritualmente. Ma non solo: tali fregi, come ad esempio quelli presenti in molti templi egizi, testimonierebbero che gli antichi erano in possesso di profonde conoscenze scientifiche, ad esempio come produrre e utilizzare l’energia elettrica…
La precedente lunga premessa era indispensabile per giustificare la riproposizione su questa “pagina” delle considerazioni che scrissi sul mio blog quattro anni fa, subito dopo aver letto IL GOBBO DI NOTRE DAME. Spero sia un buon auspicio affinché in tempi brevi Notre Dame sia nuovamente riconsegnata all’umanità in tutto il suo splendore artistico, religioso e iniziatico.
Di libri sull’ermetismo ne ho letti tanti. Così come ne ho letti diversi sul significato ermetico delle cattedrali gotiche e degli antichi insediamenti archeologici quali la piana di Giza in Egitto con le sue misteriose piramidi e la sfinge. Ogni autore, analizzando quei siti millenari, sembra faccia chissà quali scoperte legate alle origine della civiltà umana; alla presunta esistenza in un lontano passato di una civiltà tecnologicamente avanzata nella quale molti identificano l’Atlantide di cui parla Platone nel Timeo e nel Crizia.
Perfino il Fulcanelli, famoso per IL MISTERO DELLE CATTEDRALI, analizzando i portali e le statue di Notre Dames de Paris, giunge alla conclusione che quei simboli racchiuderebbero il segreto della Pietra Filosofale e farebbero riferimento a un antico passato dell’umanità sepolto nella sabbia del deserto…
Poi leggi NOTRE DAMES DE PARIS di Victor Hugo e ti rendi conto che lo scrittore francese è stato l’antesignano di tali teorie e studi; che il Fulcanelli e tutti gli altri che hanno successivamente affrontato l’argomento gli hanno semplicemente fatto il verso, prendendo spunto dal suo grandioso romanzo…
Addirittura nel 2° capitolo del libro 5° intitolato QUESTO UCCIDERà QUELLO, parlando dei “libri di pietra” uccisi da quelli stampati, riferendosi ai monumenti dell’antichità costruiti con gli stessi criteri filosofici con cui successivamente furono edificate le cattedrali gotiche, in rapporto alle piramidi d’Egitto Hugo suppone che sulla loro superficie “sono scivolate le acque del diluvio”.
Tesi che oggi tende sempre più ad accreditarsi grazie alle moderne strumentazioni atte a misurare l’età dei monumenti, anticipando di migliaia di anni la costruzione delle piramidi e della sfinge. Questa ipotesi è avvalorata negli ultimi anni dall’archeo-astronomia, neo-disciplina scientifica grazie alla quale, attraverso sofisticati software, è possibile risalire all’esatta posizione delle stelle in cielo migliaia di anni fa.
Mediante questa nuova tecnica di ricerca, prendendo in esame la piana di Ghiza con le sue piramidi e il Nilo, più studiosi sono giunti alla conclusione che il sito riproporrebbe in terra l’esatta disposizione della costellazione di Orione” così com’era circa 10.300 anni fa: le tre piramidi riprodurrebbero quella che all’epoca era l’esatta posizione in cielo delle tre stelle che ne formano la “cintura” mentre il Nilo l’equivalente posizione della Via Lattea.
Tesi ampiamente discussa e suffragata dallo scrittore britannico Graham Hancock nel suo best seller IMPRONTE DEGLI DEI. Hancock addirittura riferisce che le scanalature sulla sfinge sarebbero conseguenza dell’erosione dell’acqua e risalirebbero a oltre 9 mila anni fa, epoca dell’ultima glaciazione, dunque di un vero e proprio diluvio che si abbatté sulla terra. Inoltre egli ipotizza che la testa originale della sfinge non sarebbe quella attuale ritraente il volto del faraone Chefren, bensì tutta la struttura, non solo il corpo, in origine riproducesse un leone in riferimento alla costellazione del Leone in cui sorgeva il sole circa 10.500 anni fa. Solo successivamente, circa 2500 anni, la testa della sfinge sarebbe stata modificata in quella che conosciamo oggi…
Fantasie? Probabile! Una cosa è certa, nel suo romanzo Victor Hugo, seppure en passant, afferma che le acque del diluvio sarebbero scivolate sulle pareti delle piramidi…
Come faceva lo scrittore francese a conoscere una possibile verità che solo negli ultimi vent’anni sta tendendo ad affermarsi, seppure osteggiata dall’archeologia ufficiale?
Potere della sua geniale fantasia o che?…
Vincenzo Giarritiello