“A che servono questi quattrini” in scena al Sannazaro
Da venerdì 18 gennaio 2019 alle ore 21.00 (sabato 19 ore 21.00-domenica 20 ore 18.00) per la linea “Tradizione la nostra” va in scena al teatro Sannazaro “A che servono questi quattrini” da Armando Curcio con Pietro de Silva e Francesco Procopio per la regia di Giuseppe Miale di Mauro.
Armando Curcio ha scritto questa commedia nel 1940. Quelli erano anni di crisi economica, e guarda un po’, ancora oggi dopo circa 78 anni, il paese vive anni di grande crisi economica, culturale e sociale. Forse è proprio per questo che le parole di Curcio ci appaiono incredibilmente attuali.
Eduardo Parascandolo, dopo aver dilapidato tutti i suoi averi per non essersi interessato delle proprie finanze, trascorre il tempo professando la sua filosofia di vita (cita a modo suo Socrate, Platone e Diogene) in cui il denaro è inutile ed è una sorta di malattia che affligge l’umanità; inoltre gli uomini non dovrebbero lavorare ma dedicarsi alla contemplazione e al riposo. Sembrano le parole di un nuovo guru del web, o quelle di un politico improvvisato cui siamo ormai abituati e che abbiamo cominciato pure a votare, per disperazione forse. Noi siamo tutti. Vincenzino Esposito, il discepolo più affezionato del professor Parascandolo, un povero operaio che si licenzia per seguire la nuova filosofia di vita contro il parere della sorella con cui convive. Vincenzino è innamorato di Rachelina, ma la benestante famiglia di lei, proprietaria di un famoso pastificio, è contraria al fidanzamento tra i due. Il Professore è sicuro di conoscere il segreto per convincere la facoltosa famiglia di Rachelina e organizza una messinscena grazie alla quale fa credere a tutti che Vincenzino abbia ereditato una cospicua somma di denaro; tutto ciò servirà non solo per ufficializzare il fidanzamento con Rachelina, ma per ribadire il concetto che non è fondamentale possedere grandi ricchezze per poter vivere.
Cosa c’è di più attuale del valore dell’apparenza?
Il Professore con il suo stratagemma ci dimostrerà che basta far credere a tutti di essere ricchi per diventare degni di credito illimitato.
“Il Denaro è un trucco, serve solo ad apparire ciò che non si è!”
Trasportata ai giorni nostri diventa un’indagine sul rapporto delle persone con i beni materiali, con l’apparire in una società malata che ha travisato i valori e il rapporto con il denaro. In un momento storico in cui i soprusi passati e l’assenza totale di punti di riferimento ci fanno cedere ai comici che diventano politici e ai politici che diventano troppo comici per essere credibili. Ma il testo di Curcio è anche uno sprone a considerare le disgrazie come opportunità. Per convincersi che tutto è meno peggio di quel che sembra, basta attivare il cervello.
Roberta D’Agostino