“Il Falsario di Reliquie” di Carlo Animato

Quando mi capita di dover recensire un romanzo di un autore poco conosciuto o agli esordi, cerco, nei limiti del possibile, di darne sempre un’immagine positiva.

Non fosse altro perché, coltivando a mia volta la passione per la scrittura, so bene quanta fatica richieda inventarsi e raccontare una storia, fosse anche un raccontino di mezzo foglio. Figuriamoci un romanzo di oltre 300 pagine dove realtà e fantasia si tengono per mano.
Fortunatamente non è questo il caso de “IL FALSARIO DI RELIQUIE”, edito dalla TEA, del napoletano Carlo Animato, vincitore del torneo letterario IOSCRITTORE 2015.

Il lettore attento, fin dai primi righi, percepisce di trovarsi al cospetto di un’opera ben strutturata, sia per l’articolata architettura della trama, sia per la capacità narrativa dell’autore. La scrittura asciutta e fluida dà vita ad una incalzante narrazione ricca di dialoghi realistici che non scadono mai nella banalità.

La cura nel lavoro testimonia che non ci troviamo al cospetto di un esordiente: in terza di copertina leggiamo che Animato è giornalista, saggista e correttore di bozze…nonché esperto di ermetismo e agiografia, ossia vita dei santi.

Quest’ultimo particolare sull’autore risulta determinante per lo sviluppo della storia: come spiega Animato nelle Note poste alla fine del tomo, “prende spunto da una storia vera. Vera e bizzarra”, avvenuta a Berna agli inizi del 1500.

La vicenda racconta della lotta tra i Francescani (nel romanzo sostituiti da un convento di monache clarisse) e i Domenicani per l’accaparramento di reliquie miracolose al fine di affermare la potenza di un ordine sull’altro.

Dall’inizio alla fine, attraverso una trama ben strutturata sostenuta da una scrittura robusta, i forti connotati icastici rendono “visibile” al lettore i fatti narrati come se assistesse ad un film: il romanzo si svolge come si conviene a un thriller, inchiodando il lettore sulle pagine dal primo all’ultimo rigo nella scoperta della sorprendente soluzione del “giallo”.

Unitamente alle proprie conoscenze agiografiche, l’autore si diverte a dare respiro a quelle ermetiche, instillando nella trama, in maniera apparentemente casuale, alcuni aspetti misteriosofici, quasi gettasse indifferentemente un sasso nell’acqua che solo quanti hanno conoscenze in merito possono cogliere e apprezzare.

Una sorta di messaggio cifrato, comprensibile solo a chi è in possesso della chiave di accesso a quel mondo fatto di simboli e metafore qual è l’ermetismo di cui Animato è esperto conoscitore.

Con sapiente abilità, quasi fosse egli stesso un fornaio come il protagonista della vicenda, Animato impasta storia e fantasia in maniera tanto armoniosa da alimentare nel lettore il dubbio dov’è che finisce la fantasia e inizia la realtà.

La sua abilità allo stesso tempo fa lievitare la speranza che IL FALSARIO DI RELIQUIE sia solo il primo di una serie di romanzi “polizieschi” ambientati agli inizi del 1500 in Svizzera con protagonista il fornaio Mathis Sinner nei panni di alfiere- investigatore, coadiuvato nelle “indagini” dalla sua amata Silvana e da sua figlia Amalia.

Il mondo letterario internazionale ha abituato i lettori a tutta una serie di collane narrative dove a farla da padrone sono sempre gli stessi personaggi: francamente non dispiace l’idea che possa nascere un filone Mathis Sinner.
Sarebbe un vero peccato che a un personaggio così simpatico, cui ci si affeziona dal primo istante che lo si “incontra”, non venga concessa possibilità di replica nel deliziare il lettore con il proprio acume.

Valido pretesto per saggiare una volta di più il talento narrativo di Carlo Animato che come autore di thriller storici, per quanto mi riguarda, mostra di non essere secondo a nessuno.

 

Vincenzo Giarritiello