“Su ali di carta” di Fabrizio Olivero: il racconto sul bullismo, che presto diventerà uno spettacolo destinato a scuole e teatri
Il poeta e narratore torinese Fabrizio Olivero si presenta in libreria con un nuovo lavoro, molto originale per il genere di scrittura scelto e per la tematica sociale esaminata con intensa delicatezza.
L’autore, fresco di premiazione, avendo ricevuto pochi giorni fa il Premio Speciale della Giuria “Città di Ladispoli”, si occupa infatti di bullismo in questa nuova opera, editata dalla Aletti, cui ha dato il significativo titolo “Su ali di carta”, che riprende esplicitamente un verso della canzone di Elisa “Ti vorrei sollevare”, cantata insieme a Giuliano Sangiorgi. Tutt’altro che un dettaglio, la musica – nello specifico quella della cantautrice Elisa, all’anagrafe Elisa Toffoli – è centrale in quest’opera vibrante, dove sono riportati anche stralci di strofe, fondamentali nella narrazione. Ad arricchire il volume, c’è anche la bella immagine di copertina con un aereo di carta che si libra sotto un cielo di nuvole. «Ho scelto questo titolo perché si adatta perfettamente all’argomento in questione. Ho voluto comunicare l’entusiasmo e la leggerezza di un ragazzo, con l’aeroplanino di carta che sta per passare sotto un temporale, per l’appunto il bullismo. Le ali del protagonista si bagneranno e rialzarsi sarà molto complicato» ha spiegato Olivero.
Molto belli anche la prefazione del poeta Giuseppe Aletti e il testo nel retro di copertina, sintetico ed incisivo, che immette immediatamente nella materia narrata. «Con un soprannome scomodo, assegnatogli all’inizio della prima superiore – si legge – Ciccio affronta una serie di vicende che lo trascineranno in un periodo molto difficile. Il bullismo non offre sconti e porta Ciccio a chiudersi ancora di più in sé stesso. L’unico giovamento lo troverà ascoltando le canzoni di Elisa che scuoteranno i suoi stati d’animo fino a fargli provare vari tentativi di reazione».
«L’opera originale nel panorama poetico italiano – come ricorda l’introduzione di Aletti – è sì uno scritto in forma poetica, ma si riallaccia ad un genere più sperimentale, quale è appunto il “romanzo in versi”». Il libro, conciso per numero di pagine, che sono 64, «grazie a questa forma ibrida che fa da ponte tra i due generi – continua Aletti – porta avanti sia le istanze del romanzo, con lo svolgimento di una trama, l’entrata in scena dei personaggi e la descrizione del contesto in cui agisce l’io narrante, sia le istanze della poesia, con la scelta ancor più rigorosa delle parole, che danno origine ad un verso essenziale e ritmico, che favorisce la memorizzazione del testo».
La trama ci presenta la storia di un adolescente torinese, che da subito si presenta così: «Sono pronto ad insistere, / arruolato per combattere, / anche da solo». La descrizione preannuncia il futuro burrascoso a cui Ciccio sarà destinato, quando, nel passaggio dalla scuola media alle superiori, vivrà una condizione di grande disagio, senza nessun sostegno. Nemmeno dei propri genitori, troppo presi dai problemi di coppia («prigionieri ormai di un amore sordo»). Ciccio, così hanno deciso di chiamarlo i “compagni” di scuola («complice il mio peso, / ed io mi chiudo a riccio, / sulla questione mi sento indifeso»), sarà vittima di bullismo e cyberbullismo, e potrà contare soltanto sull’affetto di un gatto e sul conforto della musica di Elisa. La musica, come scrive ancora Aletti, caratterizza fortemente il mondo degli adolescenti. «In quegli anni assume un valore più profondo rispetto alle altre età della vita e diventa un collegamento diretto con l’interiorità, per chi sta imparando a conoscersi e, non riuscendo ancora ad esprimersi pienamente, scopre le proprie parole nei testi delle canzoni e vi trova rifugio e comprensione».
Quella di Ciccio, eroe moderno che ha affrontato l’indifferenza di un mondo che avrebbe dovuto aiutarlo, è una storia di vittoria da far conoscere anche nelle scuole, per sensibilizzare all’empatia, ai sentimenti, per contrastare l’isolamento individualistico a cui la nostra società sta andando sempre più incontro, come è emerso chiaramente anche in questo periodo precario a causa dell’emergenza coronavirus. Proprio per questa finalità, l’Accademia di Arte e Danza “Reacto” sta creando uno spettacolo teatrale, tratto dal libro, che sarà portato nei teatri e nelle scuole, a partire dalla regione Piemonte, a fine pandemia.
«Sentivo di dover scrivere una specie di memoria – ha commentato Olivero – romanzando il racconto in versi e sviluppandolo tramite la voce narrante della vittima. Questo, non per dimenticare, ma per poter sensibilizzare su un ‘male’ che ancora oggi, purtroppo, è molto attuale, non solo nelle scuole, anche nei luoghi di lavoro e soprattutto sui social».
Comunicato Stampa