Al Museo di Napoli, il ricordo del Banco di Napoli
Dopo oltre 500 anni di storia gloriosa, il 26 novembre 2018 il BANCO DI NAPOLI cessava ufficialmente di esistere. Per commemorare la fine di quello che fu in assoluto il primo istituto di credito al mondo, malgrado la storia ufficiale in tal senso indichi il Monte Dei Paschi di Siena, martedì 26 novembre 2019 presso il MUSEO DI NAPOLI fondato e diretto da Gaetano Bonelli si è svolto il convegno BANCO DI NAPOLI – 1463/2018 RIPARTIAMO DALLA MEMORIA.
Hanno partecipato: Ferdinando Flagiello, Vice Presidente della Banca di Credito Cooperativo di Napoli; Nino Daniele, ex Assessore alla cultura del Comune di Napoli; Giovanni Ardimento, criminologo finanziario.
Ad aprire la serata il padrone di casa Gaetano Bonelli il quale ha illustrato al numeroso pubblico presente in sala i motivi che lo spinsero a fondare il MUSEO DI NAPOLI: una raccolta di oltre diecimila pezzi unici in oggetti, documenti, fotografie, locandine e quant’altro che raccontano la storia di Napoli a cavallo dell’epoca pre/post unitaria, facendo del museo un unicum al mondo. Tra i tanti cimeli raccolti da Bonelli in oltre trent’anni di ricerche tra rigattieri, mercatini dell’antiquariato, aste, librerie antiquarie e privati il museo si pregia di una collezione di documenti originali del Banco di Napoli, tra cui il decreto regio emesso subito dopo l’unità d’Italia che ne sanciva le nuove funzioni.
La parola è quindi passata al Dottor Flagiello il quale ha spiegato che per tenere viva la gloriosa tradizione del credito napoletano, un gruppo di imprenditori locali decise di fondare la BCC di Napoli. Il 28 maggio 2009, con l’inaugurazione della sede di Via Bracco, la banca iniziò la propria attività finalizzata principalmente alla raccolta di risparmio e di finanziamento e Impresa a responsabilità sociale. Caratteristica della BCC di Napoli è quella di nascere direttamente in ambito metropolitano, diversamente da tutti gli altri istituti di credito cooperativi che nascono in provincia o in periferia per poi accentrarsi nel tempo verso il nucleo metropolitano.
A Nino Daniele il compito di illustrare il valore della memoria storica, esaltando il lavoro di Bonelli che indefessamente e tra mille difficoltà è riuscito a creare a Napoli uno spazio dove si salvaguardia la storia della città e dunque la sua dignità e quella dei cittadini; che la scomparsa del Banco di Napoli tende a occultare la memoria storica di Napoli intimamente connessa con quella del fu glorioso istituto di credito. L’ex assessore ha ricordato che all’epoca dell’emigrazione in America, il Banco di Napoli aprì una sede a New York per garantire che le rimesse degli immigrati arrivassero in patria integre anziché depauperate dalle commissioni usuraie imposte dagli istituti di credito locali.
Particolarmente incisivo l’intervento di Giovanni Ardimento che ha tracciato la storia del credito napoletano dal 1400 fino ai giorni nostri, esordendo con una frase simbolo: dove c’è denaro c’è civiltà, dove c’è civiltà c’è storia. Questa sorta di motto sintetizza ciò che fu il Banco di Napoli: una realtà sociale che seppe anticipare i tempi rispetto alla storia ufficiale del credito mondiale, istituendo la prima valuta in carta e segnando di fatto il rilancio sociale, fino allora reso impossibile dalla staticità economica rappresentata dalla sola esistenza della moneta metallica; dare vita alla partita doppia grazie al mercante rinascimentale Benedetto Cotrugli; registrare la presenza a Napoli di vere e proprie banche almeno trent’anni prima della nascita del MPS.
Aneddoto non secondario raccontato da Ardimento riguarda l’ingresso a Napoli di Garibaldi: l’eroe (?) dei due mondi, non appena entrò in città scortato dai camorristi venduti ai piemontesi, depredò di ben sessanta casse d’oro il Banco di Napoli, impoverendo in quel modo l’ex Regno delle Due Sicilie che fino a quel momento era stato tra le prime tre potenze economiche dell’Europa dell’epoca.
La serata s’è conclusa con la proiezione di quaranta diapositive tratte dalla sezione economico-finanziaria della raccolta che consta di ben venti aree tematiche e vanta la più importante collezione di documenti cimeli, oggetti e testimonianze inerenti il Banco di Napoli. Delle vere e proprie chicche, insieme a tutti gli altri oggetti che compongono la collezione che meriterebbero maggiore attenzione e risalto da parte delle autorità locali le quali, pur avendo ufficialmente apprezzato in più occasioni pubbliche il lavoro di Bonelli, non vanno al di là di attestati di stima e riconoscimenti morali per chi, è proprio il caso di dirlo, ha sacrificato la propria vita a tutela della storia di Napoli e della grandezza indiscussa del suo passato. Troppo poco per una città dove la memoria storica è latitante al punto che sempre più cittadini si mostrano sensibili al canto delle sirene lombarde!
Vincenzo Giarritiello