“I SENTIERI DELLE NINFE, nei dintorni del discorso amoroso”
Lunedì 28 ottobre 2019 alle 18.00 al Teatro Mercadante | Foyer (Napoli. Piazza Municipio)presentazione del libro di FABRIZIO COSCIA edito da Exòrma edizioni. Con l’autore intervengono Luca De Fusco e Andrea De Rosa. Letture di Alessandra Borgia – interventi musicali al piano di Linda Vanacore
Che cosa vuol dire essere «posseduti dalle ninfe», come dichiara Socrate nel Fedro di Platone? A quale conoscenza o perdita dà accesso la manía amorosa? La ninfa – creatura mitologica di natura semidivina – è, per definizione, colei che fugge, che ci mostra le spalle, che ci abbandona, e si rende immediatamente estranea, irraggiungibile: una divinità in esilio per la quale siamo pronti a tributare qualsiasi sacrificio. La ninfa è, in fondo, pura immagine, e questo libro indaga ciò che si cela dietro l’immagine, e dietro il desiderio erotico che essa evoca, e lo fa seguendo le storie parallele di alcune figure femminili rappresentate come «esseri di fuga»: dalla Dora Markus di Montale – poesia nata dalla fotografia di un paio di «gambe magnifiche» – all’Albertine di Proust, dalle ninfe inseguite nei panneggi botticelliani da Aby Warburg alla misteriosa Marthe di Pierre Bonnard, la modella più dipinta della storia dell’arte; da Lolita, la ninfetta di Nabokov alla Nina del Gabbiano di Čechov, passando per le figure ninfali del cinema, come Kim Novak di Vertigo o le studentesse di Picnic ad Hanging Rock. Davanti al lettore si dispiega così una fenomenologia del discorso amoroso, attraverso l’evoluzione di un archetipo della perdita e dell’assenza, rintracciato nella letteratura e nell’arte, nella filosofia e nella musica, nella fotografia e nel cinema.
«Ecco: se il gran tema del libro è, ineludibilmente, il rapporto tra desiderio, perdita e assenza (…) non si può non aggiungere che, come sempre in questo critico-scrittore, tutto ciò si costituisce, ma senza alcun compiacimento combinatorio, in una sorta di castello dei destini incrociati. Destini che bruciano spesso dentro un fuoco di inesplicabili coincidenze». (Massimo Onofri, «Avvenire»).
«Un libro d’inevitabile fascino» (Davide Brullo, Linkiesta)