Il piacere di correre a Raggiolo
Sono ormai circa venticinque anni che ogni estate con la mia famiglia passiamo un periodo di vacanza a Raggiolo dove mio suocero, il pittore/regista Osvaldo Petricciuolo, comprò e ristrutturò un casolare di campagna dando vita alla casa d’arte museum petricciuolana in cui sono conservate molte delle sue opere d’arte.
Situato nel Casentino Toscano, a cinquanta chilometri d’Arezzo in direzione Firenze, Raggiolo sorge sulle pendici del Pratomagno, “una dorsale montuosa che si innalza tra il Valdarno superiore e il Casentino a nord-ovest della città di Arezzo”. Posto a 750 metri sul livello del mare, è lambito ai fianchi da due fiumi, il Barbozzaia e il Teggina, le cui limpide acque si incontrano a valle in località Il Mulino per proseguire insieme il loro corso fino a Bibbiena per poi tuffarsi nell’Arno arricchendone l’alveo.
Da quando con regolarità iniziammo a venire in vacanze a Raggiolo, nutrendo fin da ragazzo la passione per la corsa, immancabilmente prima di partire metto in valigia le scarpette e gli indumenti da runner in maniera da allenarmi al fresco, respirando finalmente aria pulita.
Sia che ci fermassimo una settimana, quindici giorni o addirittura un mese come quest’anno, ogni volta che siamo in vacanza a Raggiolo, almeno per tre/quattro giorni, esco di casa intorno alle 7 del mattino per scendere in macchina a Ortignano. Dopo aver parcheggiato l’auto nello spazio antistante la fabbrica di abiti per bambini, parto dal Municipio per arrivare come minimo fino al bivio con la statale per Firenze e tornare indietro per complessivi dieci chilometri.
Essendo il percorso caratterizzato da continui tornanti e ripetuti strappi in salita, quei dieci chilometri hanno un potenziale di fatica superiore alla distanza effettiva. Se poi decidessi di partire direttamente da Raggiolo per arrivare fino a San Piero In Frassino e risalire, i dodici chilometri del percorso vanno divisi nei quattro chilometri di discesa iniziale, nei quattro chilometri di falsopiano complessivi tra andata e ritorno tra Ortignano e San Piero, e nei quattro chilometri di salita finale che da Ortignano conducono alla piazza di Raggiolo, di cui gli ultimi settecento metri con una pendenza del 10%.
Per quanti amano lo sport all’aria aperta, in particolare correre, Raggiolo è l’ideale per abbinare all’attività sportiva il piacere di ritrovarsi immersi nella natura, respirando ossigeno a pieni polmoni anche ad agosto inoltrato quando in città l’afa mista allo smog fanno boccheggiare; magari incrociando, mentre si corre, uno scoiattolo che ti taglia la strada, o rischiare di calpestare la sagoma di un rospo o di un serpente spiaccicati sull’asfalto da un veicolo mentre si godevano impavidamente il sole sulla carreggiata.
Partire in piena estate alle 7 del mattino con una temperatura di 15/18 gradi e correre per circa un’ora sotto i 20 gradi è un piacere che solo chi corre può comprendere e apprezzare. Per quanto in città puoi decidere di andare a correre quando è ancora buio nella speranza di godere un po’ di fresco, anche a quell’ora il caldo e, soprattutto, l’elevato tasso di umidità rendono praticamente impossibile lo sforzo fisico. In quei momenti ti ritrovi a sudare e ad ansimare nemmeno fossi in una sauna, maledicendo te stesso per essere voluto per forza scendere. A quel punto, per fronteggiare l’afa, inizi a fare gli allunghi, alternandoli con la camminata veloce, nella speranza di regalarti un minino di frescura grazie al venticello che ti avvolge mentre spingi sulle gambe.
Macché, nemmeno in quel caso riesci a mitigare la calura.
Correre di mattina a Raggiolo, o in qualsiasi altro luogo di collina o di montagna, è una fortuna. Ritengo sia un dovere di ogni runner cogliere al volo tale opportunità, non appena gli si presentasse l’occasione.
In città facciamo tanti sacrifici pur di ritagliarci uno spazio di tempo libero per correre, per sentirci liberi, – spesso la mattina presto o la sera non appena rientriamo da lavoro, soprattutto d’inverno sia che faccia freddo, piova o nevichi – che non avrebbe senso non approfittare di un soggiorno di qualche settimana in un luogo come Raggiolo per appagare la propria passione in condizioni ottimali.
Ovviamente non è detto che si debba essere per forza un runner o uno sportivo per apprezzare il piacere di respirare la frizzantezza dell’aria. Basta semplicemente aver voglia di fare una passeggiata salubre di pochi chilometri, magari anche nel tardo pomeriggio quando il sole si approssima al tramonto e l’aria inizia a rinfrescare, per godere ciò che per chi vive in città è da considerarsi un vero e proprio privilegio, anzi un miraggio!
Per quanto mi riguarda, essendo un runner, se venissi a Raggiolo e non portassi con me l’attrezzatura per la corsa, sarebbe come se un amante della pesca andasse in vacanza in una località di mare particolarmente pescosa e non portasse con se la canna da pesca o l’attrezzatura da sub, fucile incluso.
So bene che chi non coltiva la passione per la corsa considera un folle chi come me, anche in villeggiatura, si alza presto al mattino per macinare chilometri sull’asfalto o sullo sterrato. Mentre potrebbe starsene tranquillamente a letto fino e tardi; oppure in giardino immerso nella sdraio a leggere un buon libro, fare un cruciverba; o semplicemente godersi il relax, perdendo lo sguardo e la mente nella vastità del panorama che si stende all’orizzonte.
Le passioni vanno sempre coltivate, soprattutto quando si ha la possibilità di poterlo fare in un ambiente consono, sognato tutto l’anno.
Non approfittarne equivarrebbe a un crimine.
Buone vacanze!
Vincenzo Giarritiello