Coro Gospel Di Pozzuoli: Intervista Al Maestro Enrica Di Martino
Diplomata in canto al conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli, Enrica Di Martino vanta un’esperienza in campo nazionale ed europea; ha ricevuto diversi riconoscimenti come il secondo posto Concorso G. B. Pergolesi, il primo posto al “Concorso AMA Campi Flegrei”, Borsa di Studio Silvia Geszty a Neustad in Germania, terzo posto nel “Concorso Internazionale Caruso De Lucia”. Come formatrice ed insegnante di canto opera in scuole e teatri campani da oltre venti anni.
Maestro quando nasce il coro gospel?
Il Coro Città di Pozzuoli ha solo tre anni di vita, ma in questi tre anni abbiamo davvero fatto passi da gigante. Era un desidero formare un coro di voci puteolane, eccoci qua. Ci tengo a precisare che il coro di Pozzuoli è preceduto dal Coro Gospel Eyael nato nel 1998 a Napoli. Io non sono puteolana, sono stata adottata da questa splendida città. Quando avevo la scuola a Napoli, nacque il coro Eyael che prende il nome dal mio angelo custode. Lo scopo di quel coro possiamo definirlo di tipo divulgativo affinché la gente prendesse conoscenza del gospel.
Come l’è venuta l’idea di creare un coro gospel a Pozzuoli?
Il gospel ha una forza trainante incredibile per cui ce ne siamo serviti per coinvolgere nel progetto anche chi non avesse il coraggio di cantare a causa dell’età avanzata: il coro è formato da elementi che vanno dai 30 agli 80 anni. Purtroppo al momento registriamo una scarsa partecipazione maschile, ma spero che quanto prima questo gap venga colmato con l’adesione al progetto da parte di un numero crescente di uomini. Approfitto dell’opportunità che mi sta concedendo per invitare tutti coloro che hanno nell’animo il sogno di cantare di avvicinarsi al coro senza remore. Li aspettiamo!
Le audizione come sono articolate?
Avvengono in maniera costante ogni anno, solitamente tra ottobre e novembre, e il coro viene incrementato. Subito dopo incomincia un percorso di studio con sezioni lavorative diverse per portare lentamente tutti i componenti allo stesso livello.
Al momento di quanti elementi è composto il coro?
Circa cinquanta, ma il nostro obiettivo è arrivare a cento voci, formando il famoso gran coro che per gli americani è alla base e viene utilizzato come preghiera nella platea visto che loro non hanno il concetto di rispondere alla messa ma di vivere la preghiera attraverso il canto. Il nostro obiettivo è appunto quello di rispettare tali principi, realizzando il gran coro di Pozzuoli.
Tra i tanti suoi attestati risalta la qualifica CFP e EVT metodo per l’insegnamento del canto moderno e l’impostazione vocale per gli attori: quando fa un’audizione e si trova al cospetto di chi non avrebbe le qualità par far parte del coro, lei come reagisce?
Partiamo da un presupposto, il canto è un diritto, come un diritto è parlare: se tutti hanno la voce per parlare ce l’hanno anche per cantare. Lo stonato non esiste, chi lo è va corretto. Diverso è il discorso della musicalità che riguarda il solista il quale ha bisogno di qualità musicali più competenti rispetto al corista. Il coro è una grande energia in grado di far sì che chi ha difficoltà nella musicalità guarisce e corregge, diventando tra i migliori elementi.
Dunque il coro come terapia…
Assolutamente sì!
Leggendo il vostro curriculum ho visto che come coro avete partecipato a diversi eventi, togliendovi delle belle soddisfazioni. A Pozzuoli, oltre alla chiesa di San Giuseppe, vi siete esibiti in altre chiese?
In tante chiese, perfino nel duomo durante il periodo Natalizio. Ma un altro nostro obiettivo è quello di non far vivere il gospel solo a Natale, ma nell’arco di tutto l’anno. Per quanto riguarda la chiesa di San Giuseppe, penso di non sbagliare affermando che possiamo ormai considerarla la nostra sede dove verranno organizzate delle rassegne ufficiali non solo di gospel, ma di musica colta, riferendomi a musica di un certo livello tipo quella classica, il jazz e il gospel appunto.
Come risponde il pubblico ai vostri concerti?
Dallo scorso dicembre, in maniera assolutamente entusiasmante! Nel duomo abbiamo avuto una tale affluenza di pubblico che dovette intervenire la forza pubblica perché si creassero le condizioni necessarie per dare inizio al concerto. Tra Napoli e Pozzuoli abbiamo festeggiato l’International Gospel Days dove ci siamo confrontati con altri cori gospel di livello internazionale provenienti da Parigi e da Ginevra, registrando nella chiesa di San Giovanni Maggiore la presenza di 1500 persone. Abbiamo concluso la rassegna a Monterusciello nella chiesa di Sant’Artema gremita di gente. Se questa non è una vittoria del gospel, come possiamo definirla?…
Il coro prevede anche il coinvolgimento dei ragazzi?
Soprattutto dei ragazzi! Ovviamente con uno studio mirato agli esami in conservatorio. A questo punto la domanda è: chi forma i ragazzi? Risposta, gli adulti! Di conseguenza ci siamo rivolti agli adulti in modo che la sensibilità e l’obiettivo nascesse da loro. Così facendo i ragazzi rispondono in maniera ancora più entusiasmante in quanto si sentono sostenuti e guidati. Questo è molto importante.
Il suo approccio con gli studenti com’è?
Lo definirei molto profondo, forse troppo affettuoso. E questo è un rimprovero che mi faccio, ma vivo in maniera passionale tutto ciò. Però ci tengo a precisare che l’affetto non mi fa perdere la razionalità nel giudizio: più gli voglio bene, più voglio il loro bene e quindi divento esigente!
Maestro presumo che le sia capito che qualcuno che lei avrebbe voluto entrasse nel coro si rifiutasse, in quel caso come reagisce?
Quando parliamo di musica le difficoltà di approccio sono di origine psicologica, ci sono delle resistenze. Personalmente sono molto attratta da chi si dimostra restio perché penso che abbia bisogno ancora di più della musica. A quel punto la mia insistenza è labile, ma costante come l’acqua che lentamente, goccia dopo goccia, nel tempo penetra perfino la roccia più dura. Ovviamente se mi rendo conto che davanti ho una montagna invalicabile, alla lunga lascio perdere. Non mi piace né costringere né forzare.
Progetti per il futuro?
Fare tanta musica a Pozzuoli organizzando rassegne mirate non solo a diffondere i nomi del coro e della Campi Flegrei Academy, di cui vado orgogliosa, ma per dare un contributo fattivo alla città facendo dei concerti per aiutare a restaurare i monumenti della chiesa di San Giuseppe, per aiutare Africa in Testa e perché tutta la cittadinanza ne tragga benefici. Mi piace fare musica per il sociale, lo considero un motivo in più di sprone in questa splendida avventura!
Vincenzo Giarritiello