Intervista Ad Andrea Auletta, Autore Del Romanzo “Amore Cane”
Pozzuoli. Sabato 25 maggio da ‘A Puteca ‘E ll’Arte di Vania Fereshetian, si è presentato il romanzo AMORE CANE di Andrea Auletta, 44 anni, architetto. Abbiamo colto l’occasione per intervistare l’autore.
Andrea il tuo romanzo, Amore Cane, racconta l’amore tra l’uomo e la natura.
Sì, è un amore con la natura vissuto attraverso il rapporto tra il protagonista e il cane che lo aiuta a riscoprire l’autenticità delle cose, il piacere di uno stile di vita più calmo, più umano!
È un amore cercato, nel senso che lui il cane lo vuole, o nasce all’improvviso, per caso?
All’improvviso. Mentre sta lavorando, viene colto da un attacco di panico; scappa dall’ufficio, sale in macchina e, camminando, si ritrova in campagna. A questo punto scende dall’auto e si calma. Passeggiando nel verde, si imbatte in un casolare dove al cancello d’ingresso è legato un cane che, non appena lo vede, inizia ad abbaiare. Mentre si avvicina, nota che l’animale ha le mammelle sporgenti per cui capisce che si tratta di una cagna che ha da poco partorito. Nel frattempo compare Nicola, il proprietario del cane, personaggio chiave, con cui il protagonista fa amicizia. In quel contesto decide di adottare un cucciolo della cagna e da lì nasce poi la storia.
Dunque il romanzo sarebbe una metafora attraverso cui tu lanci il messaggio che per ritrovare se stesso l’uomo deve ricoprire l’amore per la natura…
Non solo per la natura, ma prima di tutto riscoprire l’amore per se stesso e per la sincerità. Con il titolo, Amore Cane, ho voluto indicare che solo riscoprendo la sincerità dei gesti naturali potremmo vivere meglio. Come ogni animale, un cane quando ringhia, abbaia, quando morde, scodinzola o ti fa le feste è sempre sincero, a differenza di tante persone che si vestono di ipocrisia. Ritorniamo a essere un po’ più sinceri con noi stessi e con gli altri. Liberiamo il nostro istinto!
Dunque, paradossalmente, attraverso il tuo romanzo, ci inviti a ritornare a essere un po’ più istintivi, ovvero animali, anziché razionali. Fai tuo il messaggio di Rousseau, De Foe e altri filosofi e scrittori vissuti a cavallo tra il diciottesimo e diciannovesimo secolo per i quali l’uomo, per essere felice, doveva ritornare a vivere allo stato primitivo in sintonia con la natura.
Perfetto, riscopriamo la nostra innocenza! Torniamo ad avere il coraggio di essere noi stessi senza reprimere gli slanci emotivi come se fossero qualcosa di cui vergognarci. Perché avere pudore dei nostri sentimenti, delle nostre emozioni, di quel che siamo davvero?
Questo è il tuo primo romanzo?
È il primo che ho pubblicato, seppure nel famoso cassetto ne ho diversi terminati. E poi ho pubblicato una raccolta di poesie.
Da sempre sostengo che sia più facile per chi scrive versi cimentarsi con la prosa che non viceversa. Me lo confermi?
Non saprei… Personalmente scrivo in versi da sempre, è un fatto istintivo! Ma ora che mi ci fai pensare, volgendo la mente a molti scrittori veri, noto che chi scrive poesie, spesso scrive anche romanzi. Mentre è difficile che chi scrive romanzi si cimenti anche con la poesia.
Come nasce la tua passione per la scrittura?
È una cosa innata che ho fin da piccolo. La scrittura per me da sempre rappresenta il mezzo attraverso cui do voce alla mia interiorità, comunicando al mondo che mi circonda ciò che ho nell’anima: una sorta di terapia!
Le tue letture preferite?
Proprio oggi mi è arrivato La Favola Bianca di Antonio Moresco, uno scrittore che amo molto. Così come mi piace molto Franco Arminio. E ovviamente i classici.
Tu di professione sei architetto: come riesci ad abbinare il tuo spirito artistico di scrittore e, soprattutto, di poeta, con quello razionale, oserei dire matematico, dell’architetto?
Seppure, come dici, la mia professione contempli aspetti caratteriali di tipo matematico, allo stesso tempo richiede anche molta creatività, se pensiamo alla progettazione. Se poi vogliamo addentrarci in un altro campo, quello giuridico e burocratico, visto che sono CTU al tribunale di Napoli, lì entrano in gioco solo i fattori razionali. Diciamo che riesco a gestire in maniera molto equilibrata la mia parte razionale con quella fantasiosa e istintiva, evitando che una prevalga sull’altra.
Quanto tempo hai impiegato per scrivere il romanzo?
Oltre un anno. Quando iniziai a scriverlo, non sapevo esattamente come si sarebbe sviluppato. L’ho scoperto man mano che andavo avanti con la stesura.
Quindi quando scrivi non hai in mente un canovaccio da seguire.
No, non sempre. Nel caso specifico avevo un’idea di base, ma non sapevo come si sarebbe poi ampliata. Preferisco che le cose scivolino via da sé, senza una forzatura di fondo. Ovviamente tutto si incastra con il messaggio che voglio trasmettere, quello sì che ce l’ho bene in mente!
Progetti per il futuro?
Sto scrivendo altri tre romanzi.
In contemporanea?
Sì! Se nel corso della stesura di una storia mi viene lo spunto per un’altra, mi fermo e passo a quella nuova per non perdere l’idea. Poi sono in lizza per un concorso letterario.
Auspichi di riuscire a vivere un giorno solamente di scrittura?
Mi piacerebbe, ma so che non è semplice!
Vincenzo Giarritiello