Paradossi, un racconto di Enzo Giarritiello

Svuotato d’ogni sostanza, il tempo ristagnava come nebbia nella stanza arredata con due sole sedie di legno, disposte l’una di fronte all’altra, rispettivamente occupate da un uomo sereno e da uno triste, entrambi vestiti di niente.
Fasci di luce, cadenti dal soffitto, avvolgevano le loro figure in opache fluorescenze, esaltandone i contrastanti stati d’animo trasparenti sui loro volti.
“Rabbi, potrai mai perdonarmi?” – chiese l’uomo triste, fissando la scacchiera di marmo del pavimento.
“Perdonarti di cosa?” – replicò serenamente l’altro.
“Di averti venduto come bestia al mercato.”
“Nelle azioni degli uomini dimora la volontà di Dio!”
“Mia madre, povera donna, sarà maledetta in eterno per avermi dato alla luce” – piagnucolò l’uomo triste. Dai suoi occhi il dolore stillava al suolo.
“Eppure il ricordo del figlio ne allevierà la sofferenza dal cuore ogniqualvolta la solitudine busserà alla porta della vecchiaia” – replicò l’uomo sereno.
“Il nome mio, immaginato nel silenzio del tempio, riecheggerà peggio di una bestemmia” – mormorò afflitto l’uomo triste.
“Ma rimarrà impresso in eterno nella memoria della vita, perché il dubbio marchiato dalle tue labbra sulla mia guancia ha sancito la vittoria del bene sul male!”
L’uomo triste levò lo sguardo, e crucciato fissò l’uomo sereno, non comprendendo il senso delle sue parole.
“Se il dubbio non ti avesse colto – continuò l’uomo sereno – e non mi avessi ingannato, come avrei potuto rimuovere, per sempre, dal cuore degli uomini la cenere che adombra le loro coscienze affinché la chiarezza attecchisca in loro?…Condanneresti mai il ferro del chirurgo?”
“Rabbi, che sarà di me?” – implorò l’uomo triste.
“L’ignoranza e l’ipocrisia umana ti condanneranno quale unico colpevole dei mali del mondo, così come la terra maledice il contadino che la ara preparandola alla semina per renderla feconda; o come l’albero ingiuria la mano che lo mutila affinché la vita rifiorisca rigogliosa dal suo stesso tronco; oppure come la pietra di cava sputa addosso all’artista che la violenta con martello e scalpello per donarle forma e senso.”
All’improvviso la stanza piombò nel buio.
Il timore riecheggiò nelle tenebre.
“Rabbi, che succede?”- riecheggiò la voce spaventata dell’uomo triste.
”L’ombra è figlia della luce: le tue labbra hanno spalancato le porte alla luce. Quanto più splendente sarà la luce, tanto più spessa sarà l’ombra che essa proietterà sul mondo, Giuda!

 

Vincenzo Giarritiello