Antonio Manno E Le Sue “Storie” All’art-Garage Di Pozzuoli
Pozzuoli: Sabato 13 aprile, per la rassegna ARTinGARAGE, curata da Gianni Biccari, all’Art Garage di Pozzuoli – Parco Bognar 21, adiacente alla stazione Metropolitana FS – si è inaugurata la mostra fotografica “STORIE”, di Antonio Manno.
L’esposizione durerà fino al 3 maggio e sarà visitabile dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 22; il sabato dalle 10 alle 20; domenica chiusa. Ingresso libero.
Per l’occasione abbiamo intervistato l’autore.
Antonio quando hai scoperto la passione per la fotografia?
All’età di sedici/diciassette anni ho iniziato i primi timidi approcci. Poi a ventidue anni ho avuto l’opportunità di andare a lavorare a La spezia e in quei luoghi di una tale bellezza, come Le Cinque Terre e i tanti borghi marinari, per me sconosciuti, ho iniziato a fotografare per mostrarli ai parenti e agli amici quando tornavo a Napoli. Ovviamente non mi limitavo a fotografare i luoghi ma tra i miei soggetti rientravano anche le persone.
La tua mostra qui all’Art Garage si intitola STORIE, esattamente che tipo di storie?
Le storie della gente! Credo che dietro a ogni ritratto o scena che ritrae l’ambiente di lavoro o di vita di una persona ci sono tante storie. Principalmente la sua storia e quella di chi vive con lei, familiari o amici. Cercare di raccontarle attraverso uno sguardo, uno scatto. Ma anche attraverso il conoscersi prima di scattare la fotografia in quanto credo che prima dell’istantanea debba nascere un rapporto di fiducia tra il soggetto e chi lo ritrae.
Che tipo di approccio utilizzi per fotografare gli sconosciuti?
I miei scatti non sono i cosiddetti “scatti rubati”, non mi piace fotografare di nascosto una persona! Anche perché “rubare” una foto significa che il soggetto non sta guardando in camera e, come dice Ferdinando Scianna, “il ritratto è quando uno ti guarda”. Personalmente chiedo sempre alle persone se posso fotografarle e difficilmente mi rispondono di no. Forse perché ho un bel modo di avvicinarle…
Tu vivi di fotografia o di tutt’altro?
Sono impiegato civile presso il Ministero della Difesa, faccio il tipografo dall’età di dodici anni. Praticamente non ho mai smesso.
Auspichi di poter vivere un giorno di fotografia o preferisci rimanga un hobby?
Premesso che è difficile vivere di fotografia, a meno che non ti dedichi alle foto di cerimonia, mi piacerebbe che la mia fotografia fosse riconosciuta nel tempo. Non mi interessa arricchirmi con la fotografia, per quanto i soldi siano molto importanti, ma vorrei lasciare un’impronta di me come fotografo, anche se ciò accadesse negli anni a venire.
Preferisci fotografare solo in bianco e nero o alterni anche con il colore?
Fotografo anche a colori, ma credo che la vera fotografia sia in bianco e nero. Il colore, come molti sostengono, e io mi associo, distrae tanto: l’occhio di chi guarda si perde nelle sfumature cromatiche. Nel bianco e nero invece è il soggetto che catalizza lo sguardo del pubblico. Ovviamente ci sono poi foto che ad alcuni possono dire molto e ad altri nulla, sia fossero a colori o in bianco e nero, ma è un fatto squisitamente soggettivo che però non va trascurato.
Sei solito trattare le foto con Photoshop o preferisci lasciarle così come sono?
Se la foto mi convince così com’è, non la ritocco. Diversamente utilizzo Photoshop. Va però detto che essendo Photoshop un programma infinito, io ne conosco l’utilizzo solo per il 4-5%. Ossia per quello che mi serve a trattare una fotografia come quando si stampava in camera oscura.
Riguardo i soggetti da fotografare, hai preferenze o spazi senza confini?
Guardando le foto esposte ti accorgi che i soggetti ritratti sono per lo più persone anziane, ossia individui che secondo me hanno molto da raccontare avendo vissuto tanto. E poi, rispetto a un adolescente o a un trentenne per i quali l’apparenza ha un valore primario, una persona anziana non ha nulla da mascherare e dunque si mostra così com’è, senza “veli” fisici e morali.
Nelle tue foto risaltano molto le rughe sui volti dei soggetti, che cosa rappresentano per te le rughe?
Un fatto, una storia. Credo che le rughe siano la scrittura dell’esistenza umana. Verso di loro nutro una sorta di riverenza, ma non mi sognerei mai di ritoccarle per marcarle. Se lo facessi è come se alterassi un bel romanzo.
Da quando il digitale ha spodestato l’analogico, continui a stampare come facevi un tempo o hai abbandonato?
No, non stampo più, i costi di una stampa digitale sono abissali! Seppure pare che lentamente stia ritornando la moda del rullino in bianco e nero e di stampare in camera oscura. Magari nel tempo tornerò a farlo anch’io. Per ora, no. Ma ammetto che il fascino di veder “nascere” una foto in camera oscura non te lo toglie nessuno, è come veder nascere un figlio!
Hai già scattato la “foto della vita”?
Ci sono dieci fotografie che amo più di tutte, che sento più mie. Ma preferisco non averla ancora scattata, questo è per me una grande motivazione per fare sempre meglio.
C’è un momento che avresti voluto immortalare con uno scatto e che invece hai omesso di farlo?
Tantissimi! Uno in particolare: nel 2007 sono stato ad Auscwitz. Uscendo da un blok ad Auswitz 1 vidi in un angolo di marciapiede quattro ragazzi seduti che piangevano. Fui tentato di scattargli una foto, mi trattenni per rispetto del dolore che stavano vivendo in quel momento. Magari, se l’avessi scattata, quella sarebbe potuta essere la foto della vita…
Qual è il sogno di Antonio Manno fotografo?
Una pubblicazione con le mie foto.
Questa è la prima mostra che fai?
La prima dopo più di dieci anni.
Perché la decisione di ricomparire in pubblico dopo tanto tempo? Cosa ti ha spinto a farlo?
Pubblico molto sui social; la mia pagina Facebook è accessibile a chiunque in quanto credo che la fotografia, ma penso che il discorso possa estendersi a qualsiasi forma d’arte, vada condivisa. Per cui le mie foto, seppure virtualmente, sono sempre visibili da tutti. Ma stamparle, toccarle, vederle esposte un metro da me, per giunta in questo formato, mi fa sentire bene. È una bella scarica di adrenalina!
Progetti per il futuro?
Mi godo il momento!
Vincenzo Giarritiello