Gaetano Bonelli e la sua Collezione su Napoli ignorata dai più

Molto probabilmente in pochi avranno sentito parlare della “Collezione Gaetano Bonelli – “Pro” Museo di Napoli”, esposta a Napoli nella CASA DELLO SCUGNIZZO in Piazzetta San Gennaro a Materdei, 3.

In oltre trent’anni il fondatore e curatore Gaetano Bonelli, girando per i mercatini di antiquariato e per i rigattieri, ha raccolto documenti e oggetti riguardanti la storia di Napoli pre e post unitaria, collezionando oltre diecimila pezzi di cui al momento ne sono visibili solo una minima parte per motivi di spazio. Gaetano è un’enciclopedia vivente. Affidandosi alla sua sapienza si apprende che l’inventore della mongolfiera non furono i fratelli Montgolfier, ma i napoletani Vincenzo Lunardi e Tiberio Cavallo i quali prima migliorano il prototipo dei Montgolfier, quindi inventarono la mongolfiera a idrogeno. Così come si apprende che la forchetta, la posata per intenderci, fu creata da Gennaro Spadaccini, gran ciambellano di Ferdinando II di Borbone, su ordine dello stesso Re Lazzarone il quale voleva si ideasse uno strumento che gli consentisse di mangiare durante i pranzi a corte la pizza e gli spaghetti non con le mani, come invece era solito fare quando si mischiava tra il popolo. In breve quell’oggetto dalle fattezze di un piccolissimo forcone si affermò nelle corti di tutta Europa. Per oltre un’ora Gaetano mi ha illustrato con una dialettica affascinante la storia di ogni singolo pezzo che mi mostrava, dando l’impressione che lui e l’oggetto fossero un’anima sola. A proposito di anime, nella sezione dell’emigrazione, esposta nella teca vi è la foto spezzata di una famiglia di emigranti napoletani. Mostrandomela, Gaetano mi racconta di come ne acquistò prima un pezzo e in seguito, dallo stesso rigattiere, trovò anche l’altra metà, asserendo: “dando vita a questa collezione, ho imparato che anche gli oggetti posseggono l’anima gemella con cui, prima o poi, si ricongiungeranno”. Al termine del “viaggio” in quel mondo delle meraviglie, abbiamo fatto una lunga chiacchierata i cui mi ha raccontato la storia della sua collezione.

Della collezione ne hanno parlato a livello nazionale giornali e telegiornali. Addirittura il TG2 vi dedicò un servizio di oltre tre minuti. Su youtube vi sono diversi video che la riguardano; mentre Artribune di marzo c.m. ne parla in un lungo articolo.

Chi volesse informazioni sulla collezione o fosse interessato a visitarla, più telefonare al 3404844132

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Gaetano dall’età di 12 anni ti sei accollato l’onere, ma oserei dire anche l’onore, di raccogliere materiale sulla storia di Napoli pre e post unitaria, creando la collezione Gaetano Bonelli, la quale, possiamo dirlo senza esagerazioni, è la massima raccolta demo-etno-antropologica sulla città di Napoli esistente al mondo. Come nasce questa tua passione?

Nasce da un desiderio e, al tempo stesso, da un’esigenza: da ragazzino mi innamorai di Napoli e avvertii il dovere di fare qualcosa per la mia città. All’epoca mi iscrissi al Vico, ma lo frequentai poco perché, non appena potevo, marinavo la scuola per visitare i vicoli, le piazze, le strade, le chiese, i musei di Napoli. Come accade in questi casi, inevitabilmente nacque un rapporto di odio-amore perché da un lato imparai a scoprirne le tante meraviglie che la caratterizzano, dall’altro vidi il degrado in cui molte di queste meraviglie versavano. Come un novello Goethe, giravo la città in lungo e in largo per scoprire cose nuove. Con piacevole stupore appresi che Napoli è la città con il maggior numero di chiese e castelli al mondo e ha il centro storico più esteso del mondo. Contestualmente, mi resi conto che bisognava fare qualcosa per salvare tutto ciò dall’abbandono e dal degrado.

In tutti questi anni trascorsi girando tra mercatini e rigattieri, quanti pezzi hai raccolto?

Pur non avendo finora mai fatto un inventario, cosa che mi propongo di fare, ma che poi, per tanti motivi, sono costretto ad accantonare, verosimilmente la raccolta consta di oltre diecimila testimonianze raccolte per aree tematiche. Questa è la peculiarità, ma anche l’unicità della raccolta che è l’unica al mondo del genere caratterizzata da ben venti aree tematiche aventi per oggetto rigorosamente Napoli. Grazie a questa collezione si ha modo di ripercorrere un viaggio nella memoria, un viaggio nella storia fatto di fascino, di emozioni, di continue scoperte.

La tua collezione oggi è esposta presso la sede della Città Dello Scugnizzo che ti ha messo a disposizione uno spazio di ben duecento metri quadri…

Pur avendo a disposizione un simile spazio, al momento l’esposizione si articola in un salone di cinquanta metri quadri. Le altre stanze necessitano di un allestimento e di una riqualificazione. Cosa che conto di fare quanto prima, ovviamente in relazione alle mie disponibilità. Il tutto mi è stato messo a disposizione dalla Fondazione Casa dello Scugnizzo nella persona del Presidente, il Professor Antonio Lanzaro, il quale, a dispetto di quanti, dopo aver visto la raccolta restando esterrefatti, avevano promesso che si sarebbero impegnati per garantirmi uno spazio espositivo adeguato ma poi hanno puntualmente disatteso le promesse e gli impegni, mi concesse, fidandosi sulla mia parola, senza visionare la collezione, una stanza di dodici metri quadri dove il 12 ottobre del 2017 inaugurammo la “wunderkammer”, la camera delle meraviglie o delle curiosità. Poi dal 12 giugno del 2018 il tutto è stato allargato nel modo in cui lo vedete oggi.

Le istituzioni sono sensibili al tuo lavoro, ti sostengono, ti danno una mano?

Purtroppo con mio grande dolore questo non è avvenuto. Paradossalmente il tutto suona quasi come uno smacco a fronte di riconoscimenti, di encomi, attestazioni di stima, di apprezzamenti verbali. E a fronte di impegni, alcuni solenni di rappresentanti istituzionali. A tutto ciò è seguito un silenzio assordante che mi lascia solo e mi amareggia giacché non posso permettermi di fermarmi. Ho il dovere con me stesso di salvaguardare questa raccolta avendole dedicato oltre trent’anni della mia esistenza e non posso dare ragione a quanti in maniera perversa e cinica gradirebbero che il degrado e le ignominie abbiano la meglio. Io sto portando avanti una battaglia di bellezza e di cultura, di civiltà e civismo, di generosità e impegno verso quello che deve essere l’operazione di propaganda, una battaglia antitetica a ogni forma di nepotismo e di cultura basata su logiche salottiere e quindi questo è un discorso che a certi potentati suona come una stonatura. Questa è la casa di Napoli, dove chiunque può sentirsi autorizzato a essere partecipe a questo progetto di recupero e divulgazione della nostra storia!

Le scuole si mostrano interessate?…

Nonostante abbia più volte sollecitato i docenti amici o conoscenti a organizzarsi per portare gli alunni a visitare la collezione, la risposta è quasi zero. È come nel caso delle istituzioni: una volta vista la collezione, tutti si dicono entusiasti, ripromettendosi di venire, ma poi… In un anno e mezzo, da quando ho aperto, sono venute solo due scuole con due scolaresche: una l’anno scorso e l’altra una settimana fa. Quest’ultima è l’istituto superiore Minzoni di Giugliano che mi ha manifestato particolare interesse. Lasciami dire che questa raccolta è stata creata soprattutto per i giovani: in un anno e mezzo la più grande soddisfazione, la più sincera manifestazione di affetto e di stima l’ho avuta proprio dai ragazzi i quali, quando vennero, mi mostrarono una tale attenzione che stupì gli stessi professori i quali mi fecero i complimenti per il “miracolo” che avevo compiuto catalizzando su di me l’attenzione degli alunni. Considera, fu tale l’apprezzamento che sortii nei ragazzi che poi fui invitato alla loro cena di fine anno per ripagarmi delle emozioni che gli avevo regalato in quelle due ore e più di visita testimoniata dalla frase che scrissero sul registro delle presenze qui al museo: “Grazie Gaetano per avere arricchito la nostra cultura e per averci ospitato in questa struttura bellissima. Hai un cuore grande quanto Napoli”. Tutto ciò smentisce le dicerie secondo cui i ragazzi sono insensibili a certe realtà. Sono gli adulti che non sanno, o non vogliono, avvicinarli al mondo della cultura!

Gaetano, sei mai colto dallo sconforto? Sei mai attraversato dal fatidico dubbio, “ma chi me lo fa fare?”

Sono provato perché tutto ciò richiede uno sforzo che oramai sento di non essere più capace di sostenere. Le energie che vado a profondere dovrebbero essere dirottate verso qualcosa di propositivo, mentre sono letteralmente dissipate per dover ottemperare a una serie di richieste e a una serie di situazioni che a questo punto mi dovrebbero per certi aspetti essere dovute, non fosse altro perché io mi sento custode pro tempore di questa raccolta che ho messo a disposizione della città. E la parte civile della città dovrebbe avvertire almeno il desiderio di essere vicina a chi si spende per la città. Invece avvengono casi vergognosi come quello di Gerardo Marotta: quando morì, si affrettarono ad affiggere un manifesto con scritto GRAZIE GERARDO! Quando si muore non si dà più fastidio, non si è più pericolosi. Gerardo Marotta, morto alla soglia dei novant’anni, morì con il desiderio di veder realizzata la sua biblioteca. Napoli dovrebbe capire che ci sono delle testimonianze e ricchezze, realtà verso cui dovrebbe essere più rispettosa e orgogliosa e che esistono persone che si spendono per la città le quali, anziché essere emarginate, dovrebbero essere messe nella condizione di poter concorrere al riscatto della città, anche in maniera sinergica e cooperativistica. Qui invece esistono i vari individualismi dove ognuno, dando libero sfogo a un egocentrismo sterile, si sente depositario del verbo della realtà e capace di realizzare qualsiasi cosa. Invece solo unendosi, solo facendo un gioco di squadra si possono ottenere grandi risultati.

Le istituzioni e il mondo della cultura napoletana hanno preso atto della tua realtà…

Certo. Molti rappresentati delle istituzioni e delle accademie sono venuti a visitare la collezione, riconoscendole un valore di interesse unico nel suo genere. Promettendo che si sarebbero attivati perché avesse il giusto riconoscimento. Sto ancora aspettando!

Vincenzo Giarritiello