Una domanda sempre presente: Pelliccia Sì o No?

PELLICCIA SI O NO?
Ancora qualche anno fa l’uso delle pellicce nella moda era diventato meno frequente, eppure di recente questo materiale è tornato ad insinuarsi nelle collezioni di diversi stilisti, nonostante camminando per strada non si vedano molte persone che indossano capi in pelliccia che non siano signore di una certa età.

C’è poi da notare che molti grandi della moda sono a favore dell’abbigliamento fur-free: da Stella Mc Cartney, che si erge da tempo contro l’impiego di pellicce, tanto da lanciare le sue “fur-free fur” (pelliccia senza pelliccia) e prestare la propria voce ad un documentario dalle immagini molto forti sul mercato delle pellicce.

Eppure il dibattito sul fatto che sia etico o meno indossare – e, a maggior ragione, produrre – pellicce è ben lontano dall’esaurirsi.

Se da una parte è un dato di fatto che ormai non abbiamo più la necessità di ricorrere alle pelli di animali per vestirci (tantomeno per gli accessori), perché lo sviluppo tecnologico ha creato tanti tipi di tessuti capaci di tenerci al caldo, d’altra parte c’è chi dice che in un mondo dove si mangia carne e si testa i prodotti sugli animali, l’impiego della loro pelle e della pelliccia significa solo non sprecare nulla di ogni esemplare.

I fautori delle pellicce affermano che nella produzione dei materiali alternativi (pellicce sintetiche ed ecopelle, ad esempio) sono coinvolti processi chimici il cui prodotto finale è un oggetto assolutamente non riciclabile, che tra l’altro si consuma molto più velocemente e dunque costringe a comprarne più spesso, in un circolo vizioso che ammonta, in ultima analisi, in montagne di spazzatura non degradabile.

D’altra parte però, nemmeno la produzione di pellicce e pellami ha le mani pulite, in quanto ad inquinamento.

La produzione di pelliccia crea molti più gas serra ed inquinamento dell’aria e dell’acqua di qualsiasi altra industria tessile.Dunque le ragioni addotte dai fautori delle pellicce in quanto a sostenibilità ambientale non sembrano reggere.

Le sostanze tossiche presenti nella pelliccia ed assorbite attraverso l’aria o la pelle possono rimanere nel corpo per oltre venti anni, provocando disturbi cronici della salute. Due anni fa degli studi condotti anche nel nostro paese avevano rivelato la presenza di quantità nocive di sostanze tossiche nelle bordure di pelliccia di alcuni indumenti per bambini firmati.

Inoltre, anche una volta trattata con questi agenti chimici tossici, una pelliccia deve essere comunque tenuta al freddo e protetta dagli insetti: alla fine per una vera peliccia si spende quattro volte l’energia necessaria per produrre una pelliccia sintetica, tenendo conto anche della nutrizione degli animali allevati e delle emissioni del loro letame.

C’è poi il tasto dolente del trattamento degli animali: che siano allevati in cattività o catturati , ogni esemplare soffre pene indicibili.

Le specie più comunemente usate, oltre al visone, includono volpi, conigli, zibellini, cincillà, castori, linci, foche, procioni, coyote, topi muschiati, lupi, lontre, cani e gatti. Ci sono poi gli animali rari, in via d’estinzione, vittime di implacabile bracconaggio.

Dunque di fronte a tanti danni per l’ambiente, le sofferenze atroci per gli animali, e l’esistenza di alternative etiche soddisfacenti, per noi vale davvero la pena sostenere un sistema del genere per un capo d’abbigliamento?