Mi chiamo….

Piera Maiello, Psicologa Relazionale,  pieramaiello@gmail.com
Questione di Identità: il mio nome comprende ciò da cui vengo e ciò che posso diventare.
Ci presentiamo al mondo con un nome ed un cognome che rappresentano la nostra identità. Il cognome ci lega alla storia da cui veniamo, alle famiglie che ci hanno generato, allo spazio per noi costruito ancor prima della nostra nascita.

Il nome invece ci garantisce un margine di libertà nel provare a diventare ciò che desideriamo, partendo dalla nostra identità familiare e crescendo esplorando il mondo e andando verso nuove strade.
Il proprio posto nel mondo: alcuni psicologi ricercatori all’inizio del secolo pensavano che l’individuo fosse una
Tabula Rasa, un foglio bianco su cui poter scrivere la propria storia senza influenze precedenti alla propria nascita. Oggi sappiamo che non è così; possiamo riconoscere con facilità l’esistenza di influenze precedenti al nostro arrivo nel mondo, influenze sia neurobiologiche ed ormonali sia più strettamente legate alle dinamiche familiari e relazionali.
Una coppia di coniugi che aspetta un figlio o che fantastica sull’idea di averlo carica già il futuro bambino di una serie di aspettative e riconoscimenti derivanti dall’intreccio delle due storie familiari dei due coniugi.
Il bambino ancora prima di essere concepito ha già su di sé una serie di aspettative e di ruoli da interpretare per entrare nel sistema familiare preesistente. Come fa a trovare il suo posto nel mondo e nella famiglia?

Durante tutto l’arco di vita si può cercare di integrare il concetto di identità personale (il nome) con il concetto di identità familiare (il cognome) in modo tale da permettere lo sviluppo completo della persona.
Si può immaginare una situazione in cui un bambino cerca di consolare la madre per i problemi che la donna ha col marito e che non riesce a risolvere. La madre, senza accorgersene, potrebbe richiedere al figlio un accudimento eccessivo, che non spetta a lui, per riempire il vuoto lasciato dalle altre relazioni insoddisfacenti, in questo caso, la relazione coniugale. La relazione che una persona ha con un’altra non si basa esclusivamente sullo scambio reciproco tra i due soggetti interessati ma rientra in un più ampio sistema di relazioni intrecciate tra loro. Ognuna di queste relazioni è reciprocamente influenzata ed influenza le altre; è un sistema allargato, complesso ed inevitabile. L’essere umano è un essere sociale, relazionale, ed è inevitabilmente connesso con diverse relazioni che fanno parte della sua vita.
Sono meccanismi impliciti, sottesi, inconsci.
Come ce ne rendiamo conto? Ed eventualmente, come rendiamo inefficaci questi meccanismi inconsci che, a volte, ci intrappolano in ruoli definiti che ci costringono a soddisfare richieste specifiche di quel sistema, in modo tale da permettere un sano sviluppo dell’identità personale?